lunedì 1 giugno 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA 'TEORIA DEI GIOCHI'

Sulla collina, Linda Sarah, Benji Davies (trad. Anselmo Roveda)
EDT Giralangolo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Due scatole di cartone, abbastanza grandi per starci dentro, abbastanza grandi per nascondersi. Uto e Leo le portano ogni giorno su, sulla collina.
Certe volte sono re, soldati di ventura, astronauti. certe volte sono pirati che solcano cieli e mari in tempesta.
Ma sempre, sempre sono Grandi Amici."


Uto e Leo hanno un ritmo a due. Ma un lunedì che prometteva pioggia su quella collina arrivò un terzo bambino, Samu. Anche lui ha la sua scatola e vuole unirsi a loro. Comincia a piovere e i tre si rifugiano nelle scatole. Quando torna il sole i tre escono di nuovo a giocare. Sebbene il ritmo a due sia sempre lì, tra i bambini qualcosa è cambiato. Uto si sente strano, prende la sua scatola e la riduce in mille pezzi e decide che sulla collina non ci salirà più. Si sente escluso, messo da parte dal nuovo arrivato. Tutte le attenzioni di Leo sembrano essere per Samu.


Forse però le cose non stanno proprio così, visto che Leo e Samu un giorno bussano alla sua porta con una grande sorpresa...Molto di più di una semplice scatola: una scatola con le ruote che si rivela accogliente razzo supersonico, oppure triplo jet transformer, ma soprattutto diventa lo spazio ideale per un ritmo a tre.

Secondo albo di Benij Davies, dopo La balena della tempesta, ma questa volta con il testo scritto da Linda Sarah, giovane illustratrice e scrittrice britannica di libri per bambini.
Questa storia che racconta le difficili dinamiche tra bambini, in fatto di amicizie, mi pare straordinaria principalmente per un fatto: l'aver saputo riassumere con una sola espressione il complicato traguardo dell'armonia tra persone. Il ritmo a due, il ritmo a tre, il ritmo a quattro (auspicabile, ma sempre più difficile) è una bellissima definizione di quello che è uno dei nostri obiettivi primari in qualità di animali sociali. Stare con gli altri, quando questi altri è > di 1, non è cosa facile. Anzi molto difficile. Fatta di delicati equilibri, di sottili confini, la convivenza, e ancora di più la condivisione, fino ad arrivare all'amicizia, con più persone la cerchiamo fin da subito. I bambini sono i maggiori realizzatori di comunità pacifiche, ma sperimentano fin da subito quanto sia laborioso mantenerle nella loro armonia iniziale. Spesso tra loro nascono alleanze contro, emarginazioni, esclusioni, si impongono ruoli dominanti, insomma cominciano i problemi.
Proprio ieri, sotto un tepee indiano (a Roma è partita la Tribù dei lettori), luogo perfetto per discutere in pace anche in assenza del calumet, ho letto questo libro e con un manipolo di ragazzini abbiamo ragionato di quanto sia difficile creare un ritmo a tre, un ritmo a quattro...E poi abbiamo cercato di trovare, per così dire in natura, situazioni in cui il ritmo sia necessariamente a più voci e funzioni. Una squadra di pallavolo, un'orchestra...Naturalmente a me che sono adulta è immediatamente schizzato il cervello a pensare ad una utopia in cui un'intera società si muova in armonia. Ma questa è un'altra storia.
Uscendo dal tepee, tuttavia il pensiero mi è subito andato a John Nash, tristemente alla ribalta in questi giorni, e alla sua Teoria dei giochi.
Può essere un azzardo paragonare un albo illustrato, dove si racconta che l'arrivo di un terzo bambino butta all'aria una bella amicizia consolidata, a una teoria matematica, applicata all'economia? I punti di contatto a me pare di intravederli. Il contesto, paradossalmente, è lo stesso: il gioco. Laddove le mosse di ciascun partecipante, definite da Nash strategie, implicano conseguenze sul gioco di tutti i partecipanti. Sotto gli occhi del lettore le conseguenze che esercita su Uto...


E ancora, nella teoria dei giochi si parla di giochi cooperativi e di giochi non cooperativi e non è lo stesso che Benij Davies disegna?... 

E per finire, se è dimostrato che una cooperazione tra i giocatori è possibile, laddove tutti si impegnino ad agire per un miglior risultato comune, piuttosto che per il proprio, e che quindi indirettamente si possa raggiungere un vantaggio, seppur minore, ma equanimente distribuito tra tutti, non stiamo dicendo la stessa cosa che i bambini mettono in pratica, costruendo l'enorme Scatola su ruote che li accoglie tutti e tre, anche se un po' più stretti?


Carla

Noterella al margine. Tanto ho trovato felice la definizione del ritmo a due o a tre, tanto mi pare poco scorrevole il testo, appesantito ulteriormente da un uso ridondante delle maiuscole.




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