lunedì 26 febbraio 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I want you, I need you, I love you...

La figlia del guardiano, Jerry Spinelli (trad. Manuela Salvi)
Mondadori, 2017


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Perché in quella voce - 'Mettili nel lavello' - riconobbi qualcosa che aspettavo di sentire da dodici anni. Non veniva da mio padre ma da una donna che in casa mia aveva già occupato lo spazio di mia madre. Certo, anche le altre domestiche lo avevano fatto. Ma quella...quella stava facendo qualcosa di nuovo. Usava parole da mamma. Con me."

L'infanzia di Cammie sta per finire, manca poco al suo tredicesimo compleanno. Con quella frase detta con un tono secco, che non lascia repliche: Mettili nel lavello, riferito ai piatti sporchi della colazione, a Cammie pare di avere davanti la possibilità di diventare qualcosa che oramai pensava di non poter essere più: una figlia di una madre.
Cammie è orfana di madre e vive con il padre all'interno delle mura di un penitenziario, Two Mills, in Pennsylvania, di cui lui è direttore.
Le sue amicizie si contano sulle dita di una mano. Tra le detenute, Boo Boo con cui fa lunghe chiacchierate nella Voliera, la vecchia Stanza della Quiete che suo padre ha trasformato in un grande ambiente a vetri dove liberi svolazzano uccelli e farfalle. Al di fuori del carcere, tra le compagne di scuola, praticamente c'è solo Reggie, paziente amica del cuore.
Accanto a Cammie, che tra le mura del carcere tutti chiamano Tornado perché fa sempre tutto di corsa, c'è Eloda. Una detenuta 'fidata' che ha il compito di rigovernare il loro appartamento e di prendersi cura di Cammie, quando suo padre è altrove.
Eloda è taciturna, molto riservata, efficiente nei lavori, una buona cuoca ed è brava a fare le trecce con i capelli di Cammie. Ma mantiene una impalpabile ma strenua distanza nei confronti di questa ragazzina, una sorta di alone di silenzio misterioso la circonda. Cammie ora ha deciso di sfidarlo, Cammie si è prefissa un obiettivo arduo: trasformare Eloda in una madre, sua madre.
Eloda non cede, quella distanza sembra incolmabile. Lei non potrà mai essere sua madre...
E così Cammie combatte, soffre, mente, imbroglia, accumula rabbia che sfoga qui e là, si mette persino nei guai. Tutto sembra inutile.
Fino al giorno in cui riesce, tutta da sola, ad affrontare il suo peggior nemico: quell'angolo di strada in cui tredici anni prima sua madre ha perso la vita ma prima di farlo ha spinto il suo passeggino in salvo.
D'altronde, 'nessuna madre è seppellita davvero finché suo figlio non riesce a tirarsi fuori dalla tomba.'
Ed Eloda è ancora lì e mantiene il suo silenzio e i suoi segreti...e Cammie cresce.
Questa è la meravigliosa storia di queste due.

Denso. Un libro del migliore Spinelli di qualche anno fa. Quello che ha raccontato una delle più belle figure di ragazza che la letteratura abbia mai prodotto: Stargirl, quella che suonava l'ukulele per cantarti buon compleanno tra i tavoli della mensa, quella che aveva gli occhi grandi come quelli di un cerbiatto abbagliato dai fari nella notte. Quella che potevi cercare di fissarla come una farfalla con gli spilli, ma lei sarebbe volata via. Quella.
Ecco, quello Spinelli lì. La storia che costruisce ha un'impalcatura perfetta. Si tratta di un lungo ricordo degli anni dell'infanzia da parte di Cammie, alla fine degli anni Cinquanta, quando essere bambini era un'altra cosa, una libertà e un'autonomia oggi quasi impensabili, che termina, lei ormai cresciuta, con uno straordinario svelamento che nessuno, neanche lei, si sarebbe mai aspettato.
Così il lettore ripercorre a ritroso l'intera vicenda per 'rimettere le cose finalmente a loro giusto posto'.
Accanto a un plot perfetto, Spinelli sfodera sulla pagina un'altra serie di qualità che gli vanno riconosciute e che rendono La figlia del guardiano un libro raro. Prima di tutto l'idea strepitosa del contesto. Tutto si svolge all'interno di una fortezza medievale con torri e cammini di ronda che, al suo interno, diventa casa, voliera, e nello stesso tempo continua a essere carcere e a contenere assassini della peggior specie. Un ulteriore e meraviglioso cortocircuito per chi legge. Un 'gancio' che utilizza per ragionare sul dentro e sul fuori, su cosa sia la normalità e cosa sia l'esotico, il proibito, il vietato. Sulla libertà e sulla costrizione. In particolare sulle contraddizioni dell'America, ma a ben vedere dell'intera umanità.
E a tal proposito non si può non sottolineare la sua, di Spinelli, capacità di introspezione, la sua sensibilità umana con cui crea i personaggi, li differenzia, li rende complessi, unici, ne costruisce le reciproche relazioni, ne racconta il loro spessore umano, ne esplora le molte contraddizioni, gli concede la libertà di custodire i propri segreti, ne testimonia il difficile percorso verso l'autonomia. Senza mai giudicare, senza mai farsi avanti, prendendoli per mano. Un'umanità densa, fatta di luce e ombra. Inevitabilmente i personaggi (o forse dovremmo dire meglio, le persone?) entrano nel cuore di chi legge.
Nella voliera con Boo Boo non c'è solo Cammie, ci siamo tutti.
E ancora, la qualità della scrittura che trova in Manuela Salvi la perfetta voce italiana. Asciutta, diretta. Non potrebbe essere migliore di così.
E ancora Spinelli ci offre un ulteriore ritratto di adolescente alle prese con un problema di non facile soluzione. Ed è ancora un ritratto femminile di una ragazzina che, a guardarsi indietro, ammette: non ero felice in quegli anni. Crescere, lo avranno già scritto milioni di volte, non è una roba da ridere.

Carla

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