mercoledì 19 luglio 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


EL DUENDE, O DELL'INQUIETUDINE

Il catalogo dei giorni, Luca Tortolini, Daniela Tieni
Kite Edizioni 2017


ILLUSTRATI DA GRANDI (dai 12 anni)

"Ci sono i giorni in cui aspetti.
Una risposta, un risultato medico,
che l'autobus arrivi.
Non fai caso a molto altro.
Vai veloce e vuoi che un altro giorno inizi.

Ci sono i giorni felici e i giorni tristi."

Come si può immaginare, in questi giorni le decisioni vengono su da sole. Poi ci sono i giorni che non ti aspetti, quelli che vengono fuori dai ricordi, quelli che ti vedono in solitudine e con un gran freddo addosso, mentre il resto del mondo smania dal caldo. Giorni in cui ci si sente colpiti, feriti e si vorrebbe ferire per vendetta, ma poi passa e si rimane lì a chiedersi, ne sarebbe valsa la pena?
E poi ci sono le giornate stupide oppure confuse in cui si dà inizio a mille cose e neanche una se ne porta a termine.
E poi ci sono quei giorni fatali in cui prendi una decisione che sembra un taglio, un confine da non valicare più. E così deve essere e così è.
Niente paura, ci sono anche i giorni in cui si ama e in questi non fai altro che viverli. E osi, finalmente, vivere.


Ci sono autori che della forma catalogo hanno fatto, più o meno consapevolmente, la loro sigla espressiva ideale.
Luca Tortolini mi pare uno di loro. L'altra è la geniale Susanna Mattiangeli.
Nei libri di Tortolini che conosco meglio - Le case degli altri bambini (con le tavole di Claudia Palmarucci, Orecchio Acerbo 2015), che ha vinto come Opera Prima a Bologna lo scorso anno e L'inconnu (con le tavole di Daniela Iride Murgia, Notari, 2016)- la costruzione avviene per giustapposizione di scabri elementi singoli che poi, assemblati, danno un quadro d'insieme su un tema voluto: abitare, essere un bambino.
Il catalogo dei giorni questa cifra la dichiara già dal titolo. E altrettanto presto ci si rende conto che si è in un libro 'da grandi'. Quello speciale gruppo di 'grandi' che è lì a macerarsi in mille dubbi esistenziali, che vive tutto attraverso grandi emozioni, che vive l'imperfezione come una macchia visibile e indelebile, che ama isolarsi ma anche essere cercato...insomma, gli adolescenti.


Io non so dire se Luca Tortolini lo abbia scritto, guardando loro o più probabilmente la propria adolescenza, ma tanta inquieta catena di situazioni io la ascrivo a chi sta cercando un proprio posto nel mondo. 
E l'adolescenza è il momento per cominciare a farlo.
La forma quasi poetica che Luca imprime a questa intima e spesso malinconica riflessione sull'avvicendarsi dei giorni e delle emozioni mi pare distante anni luce dal catalogo ideale delle giornate di un bambinetto o di una bambinetta di 6 o 7 anni. Per contrasto è perfetta, nella scelta di poche frasi dal tono universale nella loro indeterminatezza, per accendere la riflessione di uomini e donne in erba.


Se è lontana dall'infanzia è invece puntuale nel descrivere una giovane donna che aspetta l'esito, forse, di un test di gravidanza, o una figlia che ricorda, forse, la propria madre nell'infanzia, o un giovane uomo, forse, ferito nell'orgoglio e anche un po' nell'apparenza, o ancora adulti che con tragica consapevolezza indossano una maschera pur non volendolo. Senza forse.


Il dialogo silenzioso e intenso che le illustrazioni creano con il testo è l'altro elemento che mi conferma una complessità di riflessione piuttosto adulta. E il registro che esse hanno -più spesso 'lunare' e talvolta 'solare' con una sorta di duende che le attraversa- si adegua al tono intimo delle riflessioni di Tortolini.
Kite, peraltro, non mi sembra nuova a questo 'utilizzo' della forma e del linguaggio dell'albo anche per un pubblico ben più cresciuto.
E allora ben vengano le interpretazioni simboliche e anche molto terrene di Daniela Tieni, che in più di un caso sa raccontare uno stato d'animo collocandolo in un contesto riconoscibile, dandogli però allo stesso tempo quel carattere di simbolo universale. I soli su una coperta che deve togliere un freddo di solitudine ne sono il paradigma.
La tavola conclusiva vale tutto il resto del libro. 
E brava Daniela Tieni, così tanto cresciuta nella consapevolezza del colore e dello spazio in generale, e del bianco della pagina in particolare, rispetto a Confesso che ho desiderato.
Detto che un catalogo lavora per accumulazione, giustapposizione di immagini e/o parole per fornire in fondo una visione unica, d'insieme, resta da chiedersi quale sia l'oggetto di detta visione. Io credo di saperlo, dall'alto dei miei 57 anni: è la vita.



Carla

Noterella al margine. Un dettaglio mi ha colpito, l'uso alternato -nell'incipit pressoché sempre identico a se stesso- dell'articolo determinativo che arriva felicemente e poi tristemente scompare...chissà. Continuo a pensarci.

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