ODORE DI CASA
Piccola Orsa,
Jo Weaver (trad. Carla Ghisalberti)
Orecchio acerbo 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Grande Orsa
uscì dalla sua tana invernale.
Al suo fianco
trotterellava incerta una cucciola ancora mezzo addormentata, con gli
occhi socchiusi al sole di primavera. 'Ci sono così tante cose da
scoprire nel tuo nuovo mondo, Piccola Orsa!' disse Grande Orsa.
Grande Orsa condusse
la piccola nella foresta, dove, tra gli alberi, tutto si stava
risvegliando. 'Il nostro viaggio comincia da qui' disse."
Grande
Orsa fa strada alla piccola tra il folto della foresta, tra i tronchi
fitti che lasciano passare solo pochi raggi di sole. L'aria è ancora
frizzante, quando l'inverno cede il posto alla primavera e tutto
comincia a svegliarsi. Il naso e lo sguardo di Grande Orsa segnano
la direzione.
È il suo naso che per primo esplora il naso di un
riccio con i piccoli, in un incontro stereofonico tra mamme e
cuccioli. È attraverso il naso che conoscono api e salmoni. Naso ed
occhi sono quasi l'unica parte che resta al di sopra del pelo
dell'acqua del lago, al momento di attraversarlo. Il naso e lo
sguardo puntano alle stelle. Ed è attraverso lo sguardo che Grande
Orsa capisce che sta tornando l'autunno: lo stormo di anatre che
solca il cielo pieno di nuvole è il segnale. Di lì a poco calerà
il freddo e la neve coprirà il terreno. Si alzerà un forte vento e,
ancora una volta con il naso e gli occhi puntati come l'ago di una
bussola, Grande Orsa attraversa il principio dell'inverno e trova di
nuovo...odore di casa. E la casa che era stata il punto di partenza
diventa ora il punto di arrivo. Il ciclo di un anno, stagione dopo
stagione, si è svolto sotto i loro occhi, i loro nasi.
Una
storia esemplare nella sua semplicità. Una storia in cui si
intrecciano temi universali quali la cura, la condivisione, lo
scorrere del tempo attraverso le stagioni, le prime scoperte ed
esperienze di chi è nuovo al mondo.
Una
storia dove gli uomini non entrano.
Solo
una Natura potente, due femmine orse e il tempo che passa.
Sebbene
Grande Orsa sia una montagna di pelo, plantigrado dalle lunghe unghie
e da centocinquanta chili di peso, è immediato riconoscere in lei
l'essenza dell'affetto materno, comparabile a quello di una donna.
Così come nella Piccola Orsa è facile leggere certa sventatezza
propria dei piccoli, bambini inclusi, in quel suo appendersi ai rami
bassi degli alberi e in quel suo saltare improvviso, quasi da gatto,
al frullare del vento tra le foglie.
Asciugato
il testo da ogni concessione a leziosità e a sdolcinatezze, il libro
procede per grandi tavole in bianco e nero che riproducono gesti
allusivi a comportamenti consoni ad ogni maternità, sia animale sia
umana, in estrema sintesi assimilandoli tutti in un unico paradigma.
Colpisce
infatti la grande tenerezza che suscita nel lettore il riconoscere in
Grande Orsa e Piccola Orsa quel legame intensissimo e unico che
esiste tra genitori e prole. Pur senza mai usare la parola mamma e la
parola figlia.
L'altro
elemento che non può non passare inosservato è il fatto che sia una
storia tutta al femminile. Una storia dove i maschi non entrano.
In
un momento delicatissimo per la coscienza di genere, un libro come
Piccola Orsa diventa
immediatamente una sorta di avamposto per la difesa della libertà di
racconto. Nel riconoscergli questo merito, penso a tutti coloro i
quali hanno avuto l'ardire di 'sparare' su molti capolavori della
letteratura per l'infanzia, tacciandoli di un loro presunto ruolo
diseducativo per quanto riguarda le questioni di genere e per quanto
riguarda i modelli familiari sui generis che contengono.
La
lingua inglese, rispetto a quella italiana così ricca di sfumature,
nell'uso diffuso del genere neutro, ha quindi 'regalato' una
straordinaria possibilità alla casa editrice Orecchio acerbo di
vedere in quel cucciolo, il Little one
in originale, una cucciola. E in tal modo, lontano dal
chiacchiericcio spesso un po' becero che è nato intorno al tema, si
è voluto trovare una risposta concreta e tangibile, ovvero un libro
con la sua storia da raccontare.
Circostanza
che, alla lunga, sono certa, si rivelerà vincente su ogni teoria di
genere e su ogni imposizione di un modello di famiglia tradizionale.
Un libro prezioso, a
partire dal titolo che brilla in copertina.
Carla
Noterella
al margine: con le parole della stessa Jo Weaver dalle pagine di The Guardian seguiamo il pensiero che ha dato vita al libro. Prezioso, ancora una volta.
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