mercoledì 31 dicembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL BAFFO ROSSO CHE PRIMA NON C'ERA

L'orso che non c'era, Oren Lavie, Wolf Erlbruch
Edizioni e/o 2014



ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Il Prurito vide un albero, e subito cominciò a grattarsi contro la corteccia. Ma a quel punto accadde una cosa molto strana: il Prurito cominciò a crescere. In effetti, più si grattava più cresceva. Non passò neanche un minuto che il Prurito cominciò a ricoprirsi di pelliccia, e alla pelliccia spuntarono braccia e gambe e persino un naso. E dopo pochissimi istanti il Prurito cominciò ad assomigliare moltissimo a... un orso."

E così l'orso che non c'era ora c'è. D'altronde Orsi e Pruriti vanno molto d'accordo. L'orso, nel mettersi una mano in tasca scopre un foglietto con scritto Tu sei me? e a seguire tre indizi da considerare: essere un orso felice, molto gentile e molto bello. In tal caso varrebbe davvero la pena di essere lui. In cerca di una verifica, l'Orso si mette in cammino nella Fantastica Foresta e lì, tra una riflessione filosofica e l'altra, incontra diversi personaggi: la Mucca Mollacciona, il Ramarro Rilassato e il Penultimo Pinguino. 

Conversando con loro capisce di essere in effetti molto gentile e anche felice. Sotto l'albero Bussola, che segna gli otto punti cardinali della Fantastica Foresta, l'Orso fa un ulteriore interessante incontro, la Taxi-Tartaruga che lo convince che per andare Avanti la cosa migliore è prendere un taxi. Fine della corsa davanti a una casa. 

Una meravigliosa casa per orsi, con un grande specchio per verificare se si è belli, molto belli, e costruita intorno ad un albero per grattarsi. Ed ecco che il cerchio si chiude. Da un Prurito si torna a Grattarsi. Ma nel frattempo con l'Orso ci siamo riempiti la testa di bei pensieri.

Un continuo stupore, un fuoco d'artificio di parole e di senso.
Un libro raro, insolito, imprevedibile, diverso dagli altri.
Un testo che suona fin dalla prima pagina (perfetto per la lettura condivisa ad alta voce): 51 erre che si arrotano in bocca, la parola Prurito si ripete una decina di volte e si alterna a Grattatina. Grattare, grattarsi, grattava. Leggere in sequenza cresceva, corteccia, pelliccia e braccia è - prima di ogni altra cosa - musica per le orecchie. 
Tutti in piedi per un applauso a scena aperta alla traduttrice dall'inglese, Silvia Manfredo.
Funambolico nella scelta dei personaggi, esilarante nella definizione dei loro caratteri, scoppiettante nei dialoghi L'orso che non c'era è un gran bel libro. 


Così intelligente da creare disorientamento, e nello stesso tempo così scanzonato nei suoi affondi filosofici. Tanti spunti di riflessione nascosti entro dialoghi che sembrano presi dal teatro dell'assurdo o dai testi dei patafisici. Una visione 'altra' del mondo che ci fa sorridere, se ne cogliamo l'ironia, ma che immediatamente accende curiosità, e interesse verso ciò che nasconde. Se abbiamo la forza di andare oltre il primo 'giramento di testa' che il testo volutamente provoca, ci si aprirà davanti un orizzonte pieno di belle domande e di qualche sapiente risposta.
E inevitabilmente cominceremo a ragionare. Non è forse questo il fine ultimo della buona letteratura?
Andiamo con ordine ed elenchiamo con disordine le dieci bellezze:
1) il continuo gioco tra il non essere e l'essere, tra assenza e presenza (belle le riflessioni dell'Orso sull'essere ad occhi aperti o chiusi all'interno della foresta: PIÙ GUARDO E MENO SO SE ALBERI E FIORI CRESCONO O NO QUANDO NON MI GUARDO INTORNO PER CONTROLLARE COSA FA IL MONDO).
2) il riflettere su causa ed effetto, sovvertendo ogni senso comune e dando una versione 'altra' di come va il mondo (bello il concetto di Prurito come causa generatrice di Grattatina e quindi di Orso)
3) il riflettere sulla ricerca di sé (che impresa andare a scoprire se io sono veramente io...)
4) il ragionare su quanto gli altri possano contare nella vita di ciascun essere: apparentemente uomini ed orsi sono animali sociali, in cerca di amici o, meglio ancora, di vecchissimi amici.
5) il ragionare sull'armonia interiore (bella la descrizione dell'Orso che camminava fischiettando e poi fischiettava camminando...)
6) la sempre scoppiettante contrapposizione tra razionalità e creatività, tra ordine e caos (bello il dialogo tra l'Orso il Penultimo Pinguino in fatto di Pensare e ancora più belle le conclusioni cui arriva l'Orso: "i fiori sono più Bellissimi che 38").


7) riflessioni sul percorso di ognuno di noi: molti punti cardinali per assaporare meglio la molteplicità di scelte che la vita ci mette davanti (bella la scelta dei loro nomi), ma anche l'individuazione di un obiettivo comune, andare Avanti, dove Avanti è lontano, ed è anche un po' perdersi (bella la Taxi-Tartaruga che lo sostiene).
8) ragionare sulla lentezza (belle le parole: "Piano è l'unico modo per arrivare da qualche parte")
9) e come coup de théâtre finale, il sostenere una grande verità: nella vita mai prendersi troppo sul serio. Se non proprio una risata, sarà un sorriso che li seppellirà?


10) la bellezza del tono 'candido' che la storia ha fin dal principio e mantiene fino all'ultima riga.
11) la bellezza degli occhi spalancati dei bambini ai quali l'ho letto. Mentre glielo leggevo, tremavo dentro perché ne valutavo la complessità, ma i loro occhi spalancati (come quelli dell'Orso, non di più non di meno) mi rassicuravano, confermandomi che certi bambini si muovono nel surreale come pesci nell'acqua.
12) la bellezza dei disegni di Erlbruch, maestro assoluto di Orsi gentili, felici e molto belli e di Fantastiche Foreste. In quel sorriso perenne, quel baffo rosso, c'è racchiusa tutta l'ingenuità e la purezza e il sogno di chi è nuovo, perché prima non c'era...
Spero che sia sufficiente questa dozzina di motivi per poter affermare che L'orso che non c'era è uno dei migliori libri di quest'anno.
Visto che lo considero un vero e proprio fuoco d'artificio, che mi fa sobbalzare ogni volta che lo leggo, mi decido a 'spararlo' il 31 dicembre per fare un po' di rumore e chiudere in bellezza.


Carla


Noterella al margine: godetevi il raffinato e ironico modo di raccontare per immagini e musica di Oren Lavie nel video premiato nel 2009 per la sua canzone Her Morning Elegance.

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