martedì 2 gennaio 2018

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA
 
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   un anno di recensioni su Lettura candita Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 


Settembre 2017




perché 

"è lo spunto sistematico di un'esplorazione ludica e cognitiva sul piano del bello, quel concetto così sfuggente eppure così empiricamente evidente per uno sguardo 'educato'. Giocare con i bambini ad inventarsi altre proprie associazioni è una delle strade possibili per cercare la bellezza, l'armonia anche dove non c'è, almeno apparentemente. Ed è un gioco, o un esercizio, che può essere portato avanti a qualunque età."

 
 
 
perché 
 
"Da un lato spetta all'ambiguità di certe immagini, di certi segni, accendere l'interesse dello spettatore, dall'altra questo tipo di arte, l'unica che secondo Glaser merita questo nome, è quella che cancella preconcetti e stereotipi e nel contempo ha il dono di risvegliare le menti da quel torpore, Glaser lo definisce immunità all'esperienza, che ci aiuta a non soccombere di fronte agli stimoli della realtà.
Quindi di fronte a un'opera d'arte nella sua ambiguità - quadro, poesia, pezzo di teatro che sia - noi ci svegliamo (spegniamo il pilota automatico) e ci rendiamo conto di essere al mondo: la nostra mente si è mossa.
Ebbene tutto questo mi sembra si possa leggere in trasparenza anche in SE le mele avessero i denti."


 Ottobre 2017
 


perché 

"Ha tutta la freschezza, la sensibilità e l'intelligenza che l'autore inietta nelle sue storie, come quelle, già note al pubblico italiano, di Polleke, scritte in realtà alla fine degli anni Novanta.
Leggere questo testo, stampato meritoriamente con un font per la lettura facilitata, è davvero respirare a pieni polmoni in una storia che non ha, per fortuna, scopi educativi, ma racconta con immediatezza la vita quotidiana di una bambina, all'inizio delle elementari, e dei suoi amici, la piccola Roos e Jan-Willem."
 
 
 
perché 

"Ci sono libri necessari: c'è una grande libertà di pensiero nel raccontare storie; c'è il garbo e la gentilezza che permea ogni gesto e, più in generale, il tono narrativo, c'è il gusto per il racconto dell'assurdo che si palesa come un guizzo in un contesto a dir poco quotidiano. E, a proposito di tono, c'è di nuovo quel preciso registro narrativo, ottenuto in una trascrizione felice ed equilibrata di un parlato che diventa testo. C'è la città ancora una volta protagonista non dichiarata, come sempre magnificamente raccontata da Hubesch, c'è tanto verde sotto forma di rigogliose piante."
 

 Novembre 2017
 
 
perché 
 
"Questo è un vero libro sistematico sugli abitanti più numerosi della Terra, che rappresentano l'ottanta per cento delle specie viventi, e parliamo ovviamente delle specie conosciute. olti gli aneddoti, ma soprattutto tanta informazione, con alcune schede finali che consentono ai giovani scienziati e scienziate di riconoscere gli insetti che popolano i nostri terrazzi e giardini. Mi ha colpito la capacità di sintesi e la chiarezza dei testi, pur nella precisione della esposizione. Molti appassionati/e di questo argomento trovano finalmente un testo all'altezza delle loro aspettative."
 
 
 
perché 
 
"Su ogni cosa, lo stile (tutelato da una buona e rispettosa traduzione): la felicità della sua scrittura che ha la capacità di prendere signorilmente per il collo il lettore e strapparlo letteralmente dalla poltrona per farlo atterrare in media res: nell'ambulatorio di via Château-des-Rentiers, nella casa di Violaine, in un centro di pianificazione familiare...Di portarlo dalle lacrime e al riso e viceversa, come se nulla fosse.
Dialoghi serrati e frequenti che si alternano a momenti di riflessione interiore dei personaggi scacciano ogni possibilità di assopimento del lettore che, in un pomeriggio, può bersi senza fiatare le 200 pagine che lo compongono.
Immediatamente dopo lo stile, arriva la sua capacità costruttiva del plot. Mai un'incongruenza, ogni singolo tassello della storia torna puntualmente a incastrarsi al posto giusto per comporre una complessità di struttura da grande romanzo classico."
 
 
 
perché 

"Morosinotto ha ancora una volta centrato l'obbiettivo, con un romanzo d'avventura di grande respiro, che restituisce verità ad un importante episodio storico. Dopo la caduta del Muro di Berlino, si è fatta strada l'opinione che i totalitarismi del Novecento fossero tutti mescolati in un unico calderone di necessario biasimo storico. La realtà è che senza l'eroismo del popolo russo e senza la capacità del suo governo, comunque lo si giudichi, di opporsi agli eserciti nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui l'autore non nasconde gli orrori, la storia dell'Europa e del Mondo sarebbe stata ben diversa e noi non saremmo qui a disquisire di libertà.
Lettura necessaria, dunque, per chiunque, dai dodici ai 99 anni, ami l'avventura e la Storia."
 
 
 Dicembre 2017

 
 
perché 
 
"All'interno della storia cornice che ne contiene altre tre, ancora una volta la Crowther costruisce una calda, accogliente e rassicurante relazione piccolo-grande. Nonostante gli orsi protagonisti, lontana anni luce da ogni mielosa cadenza, sulla scia di Minarik e Milne.
Una Mamma Orsa affettuosa e nello stesso tempo ferma nel tenere la barra del timone di una barca che sta per intraprendere il viaggio notturno del suo piccolino. Condiscendente nel raccontare tre storie al posto di una e partecipativa nel saper creare aspettativa verso nuovi progetti per il domani: raccogliere more o scrivere sassi, Mamma Orso è solida nel suo ruolo. Disegnata nel suo grigiore peloso ha sempre un lieve sorriso e gli occhi attenti e pieni di cura, rivolti a Orsetto, unico vezzo concessole: un gonnellone a righe che le copre le zampe, evidente omaggio alla mamma di un altro Orsetto, quello di Minarik e Sendak, appunto."
 
 
 
perché 

"Attraversata dalla consueta lieve vena di follia che caratterizza i racconti di Ulf Stark, ancora una volta costruita intorno a un vecchio e a un bambino, come a voler dimostrare che le due categorie umane hanno parecchio da dirsi, anche Sai fischiare Johanna? lascia dietro di sé una scia di aria fresca e tersa, come spesso accade con la narrativa scandinava per l'infanzia.
Scevra da ogni sentimentalismo, racconta con serenità la storia di due ragazzini e di un nonno trovato.
A passo sicuro, con i disegni 'perfetti' di Olof Landström, il racconto va verso la prevedibile fine del vecchietto, non prima però di aver consolidato le singole relazioni umane, attraverso alcuni passaggi imprescindibili: dalla parte dei piccoli, la cura e dalla parte del vecchio, l'insegnamento."
 

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