domenica 31 dicembre 2017

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA
 
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   un anno di recensioni su Lettura candita Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 

Gennaio 2017



 perché
"La vicenda è appassionante, lettori e lettrici sono portati a fare il tifo per questo ragazzino così fragile e pauroso, costretto però ad affrontare le sue peggiori paure per salvare il fratellino. Steve è un anti-eroe, è un ragazzino che ancora non ha lasciato l'infanzia, con tutto il suo 'pensiero magico', ma nello stesso tempo sa prendere decisioni, affrontare pericoli, anche suo malgrado. Chi legge resta nel dubbio: i sogni di Steve sono davvero il territorio in cui si incontrano mondi diversi, o sono solo le sue elaborazioni fantastiche di una situazione insostenibile.."





perché 
"Gioca Morpurgo con la doppia identità del suo padre naturale, così come fa anche Felicita Sala, tra la figura e la sua ombra. E questo crea una intrinseca ironia che dal titolo in poi 'sdrammatizza' sulla serietà del tema, ovvero quello di non aver mai conosciuto il proprio padre e, più in generale, di dover fare i conti con il proprio passato.
Nessuno può, o deve, sapere quali siano i fili di verità di questa storia, ma sono sotto gli occhi tutti i punti in cui il racconto tocca vertici di tensione emotiva che lo rendono una storia struggente e, a mio parere, di grande autenticità..."
 
 Febbraio 2017
 
 
perché  
"Quella di Lobo è una storia forte, che mette sotto il naso della giovane lettrice e del giovane lettore la violenza con cui si è caratterizzata la 'civilizzazione' dell'America e giustamente viene sottolineato, soprattutto nelle immagini che accompagnano il testo, come questa violenza e questa prevaricazione si sia rivolta in primo luogo contro i nativi americani.
Non si può non essere dalla parte di Lobo, animale intelligente e leale, contrapposto a un'umanità dedita all'inganno..."
 


Perché 
"Parecchie sono le cose da notare. Prima fra tutte, il silenzio delle parole che raccontano un dialogo affettuoso fatto di piccoli gesti significativi: il venirsi incontro di un piccolo con un grande. Una mano che si tende, una risata all'unisono, un braccio sulla spalle.
Ulteriore particolare che colpisce è lo stile del disegno: grafico, sintetico, che gode ne prendersi alcune libertà, nei tagli, nel moltiplicarsi del motivo della grande goccia o nella visione zenitale del tavolo da lavoro ingombro di tanti strumenti..."



Marzo 2017

 “Perché non fiorisci?”, K. Macurova, Nord-Sud edizioni 2017



perché
"Una storia molto semplice e molto divertente, in cui da subito i bambini e le bambine comprendono l'ingenuità di un personaggio e la furbizia degli altri. Ma in questo quadro, che sta alla base di moltissime storie, non c'è traccia di cattiveria, anzi, alla fine in un certo senso l'orsetto trova quello che stava cercando, anche se il risultato è diverso da quello che si aspettava..."
 
perché  
"La provincia americana, raccontata superbamente da una delle penne più felici e più premiate del panorama statunitense, è lo sfondo di questa storia intrecciata di tre bambine che, a modo loro, cercano di trovare una loro personale e meritata felicità. Lo stile di Kate Di Camillo si riconosce per la sua fluidità, la schiettezza, l'ironia e un'ineguagliata leggerezza e grazia. La sua poetica si riconosce ancora una volta nella sua determinata volontà di affrontare temi spinosi, quali la frequente inadeguatezza e la negligenza del mondo degli adulti..."
 
 Aprile 2017
 
 
 
perché  
"Non poteva che essere concepita così questa storia, con un testo che è un elogio dell'anarchia della vita, della confusione che la presenza di un altro, un diverso da sé, inevitabilmente comporta; le immagini sono l'adeguato contraltare, la vita ordinata, graziosa, un tantino fru fru della protagonista. I suoi cappelli adornati con grazia, i fiori freschi posti nel vaso in salotto, l'arredamento così squisitamente femminile..."
 
perché  
"a grappolo, si snocciolano una serie di esilaranti siparietti tra il coccodrillo e l'uomo vestito di rosso. Il primo riguarda la non remota possibilità che l'uomo sia stato truffato, il secondo si centra sull'ampolla con l'acqua di fiume che diventa la prova regina del fatto che il fiume venduto non è più quello attuale, il terzo è una succinta lezione di fisica dei solidi e anche dei liquidi, il quarto ha il merito di essere un piacevole divertissement linguistico e il quinto assume un vago sentore di sermone ambientalista ed ecologico.
E poi arriva lui, quel 'rugliare' che non ti aspetti e che ti incolla definitivamente al libro e alla storia che contiene: "E poi i coccodrilli rugliarono e diedero un colpo di coda sull'acqua..." Rugliare è il verbo perfetto..."
 
[continua]
 

 

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