lunedì 15 maggio 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


OCCHI DI BAMBINO E OCCHI DI UOMO

Un uomo a metà, Michael Morpurgo, Gemma O'Callaghan 
(trad. Alessandra Valtieri)
Lapis 2017


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"Ma soprattutto, non perdevano occasione di ripetermi fino alla nausea che, qualunque cosa facessi, non dovevo assolutamente fissarlo, per nessun motivo al mondo; prima di tutto perché fissare una persona era segno di maleducazione, e poi perché lui odiava essere guardato con insistenza, soprattutto dai bambini."

Michael ho un incubo ricorrente: una nave avvolta dalle fiamme sta affondando e lui, in salvo su una scialuppa, vede suo nonno dal volto sfigurato dal fuoco chiedere soccorso, attaccato alla fiancata. Nel momento in cui il ragazzo gli tende una mano per farlo salire a bordo si accorge delle dita mutilate del vecchio. E a questo punto ogni volta il sogno si interrompe e Michael apre gli occhi.  


Il nonno ha veramente metà del volto mangiato dal fuoco e le dita di una mano mozzate. Da qui il divieto di poggiare lo sguardo su quel segno indelebile. Ma Michael non ce la fa e, di nascosto, quasi suo malgrado, manda i suoi occhi a indagare quel corpo così anomalo.
Le domande nella testa di questo ragazzino si accumulano, ma le poche cose che si sanno sono le stesse che costituiscono il suo incubo: seconda guerra mondiale, suo nonno imbarcato su un mercantile, un incendio a bordo, il tentativo di salvarsi, giorni interi steso in una scialuppa tra la vita e la morte.


Il vecchio parla poco, le visite a Londra a casa della figlia sono rare, e quel divieto di alzare lo sguardo su di lui creano una barriera di ghiaccio tra nonno e nipote.
Fino al giorno in cui, una manciata di anni dopo, Michael trascorre, a casa di suo nonno sull'isola, una estate indimenticabile.
Il vecchio conduce anche laggiù una vita solitaria, passando il suo tempo a pescare.
E in questa pace silenziosa, i due si conoscono meglio, imparano ad apprezzarsi e ad aprirsi l'uno con l'altro. Arrivano anche le risposte alle domande dell'infanzia, ma soprattutto arriva - del tutto inaspettato - il ringraziamento da parte del nonno nei confronti del nipote per aver osato rompere - semplicemente con il guardarlo - il velo di omertà e di pudico silenzio che lo ha sempre accompagnato nei suoi seppur rari momenti con gli altri.
Uno sguardo che non ha ferito, ma accarezzato e, per una volta, non lo ha fatto sentire 'a metà'.


Incrocio le dita perché si materializzi il mio sogno: poter rileggere in italiano, racconto dopo racconto, la meravigliosa raccolta che va sotto il nome di Of Lions and Unicorns. Pubblicati così, come singoli oggetti letterari, in questa nuova veste tipografica, con illustrazioni sempre all'altezza di testi così densi. Siamo già al secondo titolo, ne mancano solo una cinquantina. Comincio a fare posto sullo scaffale.
Mi pare superfluo dire che Morpurgo è un grandissimo autore, perché lo sanno anche i sassi. Tuttavia provo a mettere in fila due riflessioni su cosa tiene insieme i due titoli scelti da Lapis: Mio padre è un orso polare e questo.
Per prima cosa entrambi raccontano porzioni di infanzia; in secondo luogo entrambi hanno un forte contesto familiare, che li rende 'consueti' all'istante; in terzo luogo entrambi raccontano il mistero che avvolge agli occhi dei piccoli il mondo dei grandi; in quarto luogo questo mistero sancisce l'alterità tra i due mondi; in quinto luogo entrambi partono da una fascinazione che funziona da miccia per accendere l'immaginario sia nel racconto dei protagonisti, sia in quello dei lettori; in sesto luogo sono entrambi scritti con una felicità di penna, che la traduzione asseconda perfettamente, che è in grado di intrecciare i fili della finzione con quelli delle realtà, per arrivare a tessere una stoffa che è terza: una realtà più stupefacente della finzione oppure una finzione così ancorata al vero da diventare essa stessa tangibile.
Al lettore la scelta su quale direzione prendere.
A prescindere da una capacità 'naturale' nel costruire i plot, Morpurgo dimostra il suo talento nel progettare, come un orologiaio, un meccanismo di precisione che fa marciare il racconto verso un finale sempre magnifico. Nulla di altisonante e celebrativo, al contrario una riflessione profonda sulle relazioni che tengono insieme piccole porzioni di umanità: lì un padre con il proprio figlio, qui un nonno con il proprio nipote, ma anche una moglie con il marito, una figlia con il padre.


Va da sé che intorno ai protagonisti principali ruota una più complessa struttura familiare che ha compiti gregari, nel bene e nel male. Di solito nel male, come a voler far brillare di più i primattori.
In Un uomo a metà però c'è qualcosa in più. 
Una drammatica porzione narrativa che lo rende di raggelante attualità. E mi riferisco a quella parte di storia che allude al sacrificio estremo di un amico del nonno, Jim, durante l'incendio. A quel suo 'sparire in mare' che ho sentito raccontare a Eugenio Venturo della Croce Rossa a proposito delle persone che attraversano il Mediterraneo per cercare di lasciarsi dietro guerra e fame. "Gli occhi di quell'uomo che finendo in acqua... fiuu.. andava giù..."(non credo di dover continuare).


Tanto ricorda la sensazione di impotenza di chi, come il nonno, a bordo, vede sparire chi non ce la fa, il generoso amico che lo ha tratto in salvo, Jim.
 I bei libri spesso mettono a nudo corde personali, intime e profonde, creando inaspettate connessioni.
A chiudere, due parole vanno dette sulla qualità estetica dell'intera operazione che sta facendo Walker in Gran Bretagna e, di rimando, Lapis in Italia. Piccoli libri con copertina rigida, pressoché quadrati, con un apparato illustrativo di grande pregio e sempre diverso. Alla sensibile ed emotiva matita della Sala, ora si aggiunge la glaciale Gemma O'Callaghan, convincentissima nelle inquadrature inaspettate e intelligenti del suo digitale.

Carla


Nessun commento:

Posta un commento