venerdì 30 dicembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SENTIERO DI CONCHIGLIE

C'è una tribù di bambini, Lane Smith (trad. Beatrice Masini)
Rizzoli 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"C'era una tribù di bambini.
C'era una COLONIA di PINGUINI.
C'era uno SCIAME di MEDUSE.
C'era un BANCO di BALENE.
C'era uno SGARBO di CORVI."

Un piccolino, dai capelli a spazzola e dall'abito e dalle scarpe di foglia, è in giro per il mondo. Un mondo primordiale. 
Incontra cuccioli di capra di cui imita la postura e le cornina, ma non l'agilità nel salire sulla roccia, incontra una colonia di pinguini che scivolano sul ghiaccio e ne imita l'andatura, senza poter evitare il tuffo nell'acqua gelida. 


Dello sciame di meduse in acqua imita la nuotata. Dalle balene in banco si fa trasportare, dai corvi si fa maltrattare. Dalla torre di rocce su cui lo depositano ruzzola in una pila di pietre per atterrare in un groviglio di piante. Si insinua in un corteo di elefanti, mettendosi due grandi foglie sulle orecchie e va avanti e avanti nella sua esplorazione. Viene cacciato dalla band di gorilla per aver stonato con le sue noci di cocco. Di luogo in luogo, di gruppo in gruppo, procede verso una destinazione che rimane segreta fino all'ultimo giro di pagina. Quando, davanti ai suoi occhi, appare un sentiero di conchiglie...


Tre costanti nel percorso: gli animali che incontra sono sempre in gruppo, branco, banco, sciame. E qui entra la seconda costante, ovvero una divertente declinazione, talvolta anche molto immaginifica, della parola gruppo (o se preferite famiglia) che diventa corteo, drappello, trenino, truppa. La terza costante, fondamentale filo rosso che tiene insieme tutto, è la tensione verso un obiettivo finale: l'appartenenza. A ogni incontro il bambino prova a trovare punti di contatto con i suoi interlocutori, ma ogni volta viene smentito, deluso, allontanato, cacciato dalle circostanze sfavorevoli. Il suo percorso di ricerca alla fine trova una sua ragion d'essere che, attraverso indizi sempre più evidenti, si delinea in un'ultima illustrazione e in una ultima frase che dichiara, attraverso un dettaglio testuale, il suo essere traguardo definitivo.

Un libro dall'andamento orizzontale (a parte il tuffo in mare), lineare. Orizzontale, nel suo formato, finanche nella postura dei due personaggi di copertina, affrontati e, in qualche modo, assimilabili. Lineare nel suo procedere, pagina dopo pagina, con un andamento di una qualche regolarità: incontro, imitazione, allontanamento, definizione. Il bambino si imbatte in gruppi di animali di cui imita la postura per verificare di essere come loro e nella pagina successiva viene allontanato da quelli stessi o dalle circostanze avverse. In perfetto sincrono, di quel gruppo di animali si scopre, in un magnifico gioco letterario (applausi alla grande sensibilità della Masini nel tradurlo), il nome che li tiene insieme:

C'era una COLONIA di PINGUINI.
C'era uno SCIAME di MEDUSE.
C'era un BANCO di BALENE.


Questo ritmo cadenzato si incrina con lo 'sgarbo dei corvi' e si cambia registro, dagli animali si passa agli oggetti - rocce, pietre, piante.
Come in un pezzo di musica jazz, su un 'tema' dato si improvvisa: Lane Smith, sul tema cui ci ha abituato, innesta l'improvvisazione e nella sequenza di elefanti, rinoceronti, scimmie e gorilla, tartarughe, bruchi e farfalle è possibile riconoscere ancora la melodia, ma le variazioni sul tema sono molteplici e diverse. Il ritmo cambia: accelera, si moltiplica, rallenta. Anche e soprattutto a livello di composizione figurativa delle singole pagine.


Tutto questo, per preparare il lettore al gran finale. Per questo ultimo tratto di strada fatto da quel bambino in cerca, occorre far scendere la notte, far brillare le stelle adatte, mettere la luna piena e creare il necessario pathos.
Solo al mattino successivo, davanti a lui appare il sentiero di conchiglie che ha tutta l'aria di essere preparato da qualcuno che la sa lunga in fatto di bambini...
Che dire? E' Lane Smith con la sua designer di fiducia (l'ha anche sposata) Molly Leach. Un altro suo libro che lascia il segno per sensibilità narrativa, per capacità di lettura dell'infanzia, per originalità di prospettiva, per accuratezza linguistica, per dimestichezza con l'ironia.
In una intervista, con grande onestà, Lane Smith evita di fare dichiarazioni di intenti a proposito del libro. Spetta a chi legge trovare nessi, riferimenti, significati. Lui si trincera dietro il fatto che si tratta semplicemente di un libro su molti animali. Naturalmente non è solo questo. Ne riconosce, tuttavia, il merito di stimolare la discussione, in particolare su due punti fondamentali di una narrazione: l'inizio e la fine. Entrambi lasciati nell'ambiguità che permette chiavi di lettura molteplici. Quel bambino da dove arriva? Cosa trova in fondo alla sua strada? E, di conseguenza, cosa va cercando nel mezzo?
Un libro che genera questioni, che solletica l'immaginario con disegni non convenzionali e con un lessico che al tempo stesso si rivela ricercato, puntuale, ma anche visionario, un libro capace di giocare su un grande tema con una trama narrativa più leggera di una farfalla, beh, un libro così deve essere un gran libro. 



E infatti lo è.

Carla


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