mercoledì 21 dicembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SEME DELLA FELICITA'
Un nuovo orizzonte, Rebecca Young, Matt Ottley (trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2016


ILLUSTRATI

"Un tempo, un ragazzo fu costretto a lasciare la propria casa e a cercarne una nuova.
Nello zaino mise un libro, una bottiglia e una coperta.
Nella sua tazza da tè, la terra del prato dov'era solito giocare."

Prese il mare a bordo di una piccola barca a remi. Con il mare tranquillo riusciva a dormire, mentre quando c'era burrasca stringeva a sé la sua tazza da tè. Un minuscolo corpuscolo in un mare di acqua e di cielo.


Il suo sguardo vagava alla ricerca di un puntino che diventasse qualcosa di grandioso ma nessuna traccia di terraferma. L'unica cosa che lo mandava avanti erano i ricordi: il volo degli albatros gli faceva tornare alla memoria gli aquiloni che faceva volare a casa; il sale sulle labbra gli faceva tornare in mente la brezza del mare quando si arrampicava sul suo albero preferito; il canto delle balene la voce di sua madre.


 Mentre lui è assorto nelle sue memorie qualcosa sta cambiando nella sua barca. Nel pugno di terra che la sua tazza contiene è germogliata una piantina che con il tempo cresce fino a diventare albero da frutto. E' lui a dare ombra e cibo al giovane navigatore che continua a sperare nel puntino all'orizzonte. Un tonfo inaspettato annuncia l'approdo. La felicità di aver trovato il proprio posto nel mondo lo spinge a mettere radici, accanto al suo albero, su quella terra vergine.
Costruire e aspettare... aspettare il sussurro che tutto cambia. E quel sussurro arriva e ha le sembianze di una ragazza. Una ragazza navigatrice con un portauovo rotto pieno di terra....Terra fertile.



Un filo di testo che colpisce per essere racconto universale di un viaggio. Forse metafora di un percorso di vita, o forse più semplicemente viaggio di fuga. Di certo il bagaglio è leggero ma pieno di senso: un libro, una coperta, una bottiglia. Ma è quella tazzina da tè con un pugno di terra intorno a cui ruota l'intera vicenda. Un pugno di terra che alimenta ricordi e che contiene in sé la forza vitale, il futuro di quel ragazzo. Non a caso il titolo originale è proprio Teacup, di potente forza evocativa. Che bello se fosse rimasto anche in italiano...
Un libro pieno di luce e di spazio. Entrambi elementi che portano all'origine australiana di questo libro, appena premiato con il Patricia Wrightson Prize for Children’s Literature (NSW Premier's Literary Awards).
Matt Ottley, uno dei più celebri illustratori dell'emisfero australe, è in realtà anche musicista che ama fondere le due espressioni d'arte. Un interessante progetto che si intitola in modo eloquente The sounds of picture books mostra come immagine e suono possano dialogare in modi non convenzionali, ovvero non solo come colonna sonora l'una dell'altra, quanto piuttosto come generatrici di ritmi e segni che si tramutano in suono nelle mani e nella sensibilità di un musicista illustratore.
Spiega Ottley che comporre musica e immagini sono aspetti di un medesimo processo creativo e che spesso è la musica che lui ha in testa a trasformarsi in immagine. Di Teacup non mi pare esista ancora niente di musicalmente codificato da Ottley (cosa che invece si trova per la maggior parte dei suoi libri precedenti), ma tanto il tema quanto la grandiosità degli scenari mi pare siano terreno fertile per quintetto d'archi che spesso lo segue nelle sue performances.


Decisamente sensibile alla raffigurazione dei grandi spazi -l'oceano, le spiagge infinite- ma anche e soprattutto della luce: quella pulita di un'alba o quella cupa del buio di una tempesta in mare. La rappresentazione della forza di una natura nuova di zecca, almeno agli occhi del ragazzo, che nonostante tutto si impone e pervade di sé anche un pugnetto di terra, è terreno su cui Ottley si muove sicuro. Lo è meno nelle raffigurazioni dei personaggi umani, in particolare quelle di libri precedenti come Parachute, che hanno sempre un che di parodistico che agisce su sfondi ad olio che tanto sembrano avere in sé della lezione dei paesaggisti francesi dell'Ottocento, come Corot o come i maestri di Barbizon.

Camille Corot, Mulino a vento in Picardie vicino a Versailles 1835-1840 part.

Insomma là dove Ottley può rappresentare la potenza di un mondo primigenio, disabitato, ancora vergine e selvatico, là dove può occuparsi di orizzonti sconfinati, là in particolare si dimostra grandioso. Come è giusto che sia.

Carla

Noterella al margine. L'ultima immagine, senza parole, conferma che quei due lunghi viaggi verso una terra comune ha dato i suoi frutti, che non sono solo mele e pere... La vita va avanti.

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