mercoledì 23 novembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


 UNA BAMBINA IN STILE RICHTER

Io sono soltanto una bambina, Jutta Richter (trad. Bice Rinaldi)
Beisler 2016

NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"La nonna è proprio accanto al divano, solo che oggi il suo fiuto sembra non funzionare per niente. Allungo il braccio e le do dei colpetti sul piede.
'A Murkel stanno nascendo i cuccioli!'
'Smettila di dire stupidaggini!' risponde lei. Murkel è un gatto maschio e ai gatti maschi i cuccioli non gli nascono di certo!'"

Invece ai gatti maschi nascono i cuccioli se non sono maschi ma sono femmine. Ed è appena successo che il gatto Murkel, fino a quel momento creduto un esemplare di soriano maschio, sia in verità un soriano femmina. E si dà il caso che sia sotto il divano della casa della nonna di Hanna a sfornare cuccioli. Sotto il divano a godersi la bellissima quanto inaspettata scena c'è questa bambina di otto anni e poi la nonna che, però, sotto quel divano entra a fatica, viste le sue rotondità.
La scena seguente la vede incastrata a tal punto che deve arrivare Eberhard, il secondo papà di Hanna, a farla uscire da lì con la forza dei suoi muscoli.
Per la piccola Hanna, è periodo di cambiamenti: da una parte la nascita dei gattini riaccende in lei il sogno sopito di avere un micio tutto per sé da coccolare e accudire. Dall'altra, il trasloco in una casa ben più grande di prima. E forse questo potrebbe davvero essere il momento giusto per avere un gatto.

Una bambina in pieno stile Jutta Richter. Una bambina assolutamente normale che ha molti desideri, una certa attitudine al litigio con chi si rivela poco amichevole con lei, la prima fra tutte la sua compagna di classe Daniela, autentico serpente a sonagli nascosto sotto trine e pizzi. Una bambina che ha una famiglia alle spalle composta da una mamma bassetta ma tosta, un secondo papà gigantesco, ma tenero e una nonna piuttosto moderna che gira in cabrio. E forse da oggi in poi, un gatto da accudire.
Cosa distingue i bambini di Jutta Richter, tanto da farli sembrare fratelli tra loro da un racconto all'altro?
Direi, senza tema di essere smentita, la loro autenticità. Il loro essere bambini e bambine che potremmo incontrare all'angolo della nostra via che discettano del mondo - quasi incomprensibile - degli adulti che li circondano.
Hanna, dunque, è prototipo di una infanzia che guarda con un certo disincanto al mondo dei grandi. Nella frase che chiude ogni capitolo, ovvero ogni sua riflessione sul mondo degli adulti 'beh, io sono soltanto una bambina', si avverte quella giusta distanza tra il modo proprio dei piccoli di leggere la realtà, diretto e logico, e quello dei grandi: maestre, psicologhe scolastiche e genitori, che arzigogolano su tutto. Hanna, come è giusto che sia, non esercita l'arte del compromesso: la sua vita è fatta di colori pieni, niente sfumature intermedie. Hanna sa amare e odiare solo così.
Uno dei meriti di Jutta Richter che le riconosco sta proprio in questa sua capacità 'oggettiva' di raccontare l'infanzia. Senza mai bamboleggiare o addolcire le numerose angolosità che la vita quotidiana presenta. Non crea famiglie modello, ma famiglie dove c'è amore e rispetto, dove si litiga o si cambia parere, dove si possono avere liberamente passioni o manie...

E a tal proposito, se è vero che infanzia e mondo animale si intendono parecchio, si arriva all'altro punto di forza della Richter, ovvero la passione affettuosa che nutre per i quattro zampe. Nel precedente libro Io sono soltanto un cane (Beisler 2013), protagonista assoluto era Anton, un cane ungherese, sognatore di puszta e prima ancora un gatto divino (Dio, l'uomo, la donna e il gatto, Salani, 2011) si percepisce un'attenzione, un rispetto, quasi una deferenza -anche in questo caso autentica - nei confronti del quadrupede di turno.
Allineata con altri autori tedeschi che Beisler ha avuto il merito di sdoganare in Italia, anche la scrittura di Jutta Richter si distingue per asciuttezza (poco o niente sconfina nell'immaginazione), precisione fotografica, coerenza nelle ambientazioni e nei caratteri dei suoi personaggi. Su tutto questo però lei ha il gusto di cogliere la naturale comicità che talvolta un giornata qualsiasi offre.
E quindi con un libro di Jutta Richter in mano si ride, spesso.

Carla

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