venerdì 7 ottobre 2016

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

Ehi scoiattolo,
a te capita mai di avere gli occhi strizzati per non piangere e il cuore pesante di tristezza? A balena è capitato. Appena un momento dopo però i suoi occhi si sono spalancati e hanno visto che il giardino era diventato ormai un legaccio e il suo cuore ha sentito il bisogno di divincolarsi e saltare leggero.
E così la magnifica balena salta.
Salta in alto, leggera da ogni pensiero. E in un solo secondo il giardino scompare; strappato via dall'acqua ora galleggia, un albero qui e un ombrellone lì.



Magnifici e coraggiosi sono coloro che non hanno timore di ammettere i propri errori, di accettare i propri limiti, coloro che per questa ragione sanno tornare indietro sulle proprie scelte.
In fondo, pensa balena, io ho una bella fontana e tanto mi basta.
Se sei una balena, sognare un giardino è forse più bello che averlo davvero.
E adesso che ci penso, potrei dirti che la forza di un desiderio o di un sogno è il motore che fa andare il mondo.
Sognare e immaginare, e sognando cercare di valicare il proprio limite, è la molla che ha fatto fare passi da gigante all'umanità. Pensa se Platone o Copernico o Darwin o Martin Luther King non avessero avuto un sogno...
Gli scienziati sono lì che dibattono se gli animali sappiano immaginare.
Ma io e te sappiamo che gli animali di Tellegen lo sanno fare, e tanto.
Guarda balena...ha appena perduto il suo giardino ed è di nuovo lì che immagina di avere le ali e di andare a far visita all'unicorno...


Tellegen, che è il suo burattinaio nascosto, lui che la fa parlare e la fa agire sa bene cosa sia il limite e sa bene anche quale sia un buon sistema per provare a superarlo.
Scoiattolo, mi pare sia arrivato il momento che io ti sveli il mestiere di questo anziano signore olandese.
Toon Tellegen, saggio maestro di filosofia, sensibile osservatore del mondo, narratore visionario, è in realtà un medico. Un uomo di scienza, ne potevi dubitare?, che ogni giorno deve confrontarsi con un bel po' di limiti, uno dei quali invalicabile: l'ultimo, quello estremo.
Per lui senza poter immaginare e talvolta anche un po' sognare sarebbe proprio dura, non credi?
Ho un po' sonno e ho tutti i sei piedi stanchi ma devo dirti, amico mio, che questa strana storia della balena scritta dal dottore mi ha messo in testa un bel po' di cose.
Te le dico, una dopo l'altra, sarai contento, e poi sparisco sotto le coperte.


1) Cerca di andare in cerca (sono o no la regina del calambour?).
2) Guarda le cose anche con occhi nuovi.
3) Sii gentile.
4) E, soprattutto, abbi sempre il coraggio di saltare.


Dormo già.


Form.....zzzzzzz


ps. se mi scrivi, fallo a bassa voce, altrimenti mi svegli.




Carissima formica,
hai proprio ragione. I sogni e i desideri sono ciò che fa andare avanti il mondo.
Non è così anche con i libri?
Cosa ci spinge a girare pagina dopo pagina se non il desiderio di vedere cosa c’è oltre?
Se leggessimo solo cose di cui conosciamo la fine non saremmo forse del tutto disinteressati all’avventura della lettura?
Non è forse nella nostra ignoranza che risiedono tutte le premesse per la volontà di scoprire?
È come se tra ciò che sappiamo e ciò che vorremmo sapere ci fosse una sottile linea di confine, e la nostra abilità di muoverci su quella linea determinasse la qualità dei nostri sogni.
Sai cosa pensavo? Pensavo che proprio per questo Tellegen ha scelto la balena: lei può nuotare nel mare, ma deve sempre uscire dall’acqua per respirare.
Può saltare verso l’alto, ma deve per forza ricadere verso il basso.
È un animale tanto libero, ma quanti limiti conosce! Infatti è capace di sperimentare il giardino con tanta determinazione e di sbarazzarsi di tutto con gentilezza quando capisce che la realizzazione del suo sogno non la soddisfa più.
E poi è in grado di tornare al suo stato di partenza, forte di una nuova consapevolezza. 
 

L’immagine in cui balena salta e si libera del giardino mi ha molto colpito, perché improvvisamente appare una sottile striscia di blu.
Hai notato anche tu che è l’unico momento del libro in cui il mare viene rappresentato nel suo colore?
Un pizzico di oggettiva verità.
Non solo, ma è la prima immagine in cui l’illustratrice traccia una linea così netta che determina una situazione spaziale ben precisa all’interno della pagina. 
Un diaframma che divide lo spazio tra il sopra e il sotto, tra l’acqua e l’aria, il luogo in cui balena può dar forma al salto e quello in cui tutta la forza del salto finisce e bisogna (per forza) cadere nel mare.
Sai, formica, se ci penso credo di non sbagliarmi, ma il momento più emozionante non è forse quando, esaurita la propulsione del suo entusiasmo, il grande corpo della balena si abbandona alla gravità e deflagra nell’acqua dando la misura della sua potenza che prima era sembrata tanto eterea?
Non è forse ammettendo i limiti che le impone il giardino che balena apprezza la sua fontana e decide di tornare sui suoi passi?
Non è forse perdendo le cose che possiamo misurare con cognizione di causa cosa abbiamo avuto?
Mi dici che Tellegen è un medico, e io credo che lui conosca il valore tanto della libertà di provare, seguendo l’intuito, quanto quello della capacità di percepire il limite.
Del resto è così che funziona la conoscenza, con una spinta forte ed energica in avanti, e con un ritorno indietro dolente e necessario per una nuova domanda.



Sarà per questo che l’ultima immagine con cui si conclude il libro è la divina cavalletta che va avanti e indietro, sorridendo rassicurante, sull’altalena ancorata oltre il bordo del foglio?
Oh cara formica, quante cose ho imparato attraversando questo libro con te.
E quante altre ne avrei perse, se non mi fossi soffermato a sfogliarlo anche all’indietro.


Scoiattolo


P.S. Ho trovato un altro mucchio di ghiande, ma non credo sia mio. C’era un libro che non conoscevo. Un cerchio incompleto è alla ricerca del suo pezzo mancante, ma, quando finalmente lo trova, capisce che tutto sommato la felicità vera era prima, in quel suo incedere lento proprio perché imperfetto...1





1 S. Silverstein, Alla ricerca del pezzo perduto, Orecchio Acerbo 2013 (trad. Damiano Abeni)

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