venerdì 21 ottobre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


"MI PIACE SENTIRTELO RACCONTARE"

Chiedimi cosa mi piace, Bernard Waber, Suzy Lee (trad. Davide Musso)


ILLUSTRATI

"Chiedimi cosa mi piace.
Cosa ti piace?
Mi piacciono i cani.
Mi piacciono i gatti.
Mi piacciono le tartarughe.
Mi piacciono le anatre.
Le anatre in cielo? O le anatre in acqua?
Mi piacciono le anatre in cielo.
No, nell'acqua. Mi piacciono tutte e due."


Padre e figlia si sono preparati, già nel colophon del libro, ad uscire per una passeggiata all'aria aperta. Giacca rossa lei, berretto e snickers color cielo, lui. Pochi colori, per ora.
Nel frontespizio già si capiscono, attraverso i gesti di entrambi, molte cose del ritmo che la storia sta prendendo. La bambina salta i gradini con slancio, il padre è seduto ad allacciarsi con cura le scarpe.
La gamma dei colori usati, intanto, si amplia ulteriormente.
Quindi la storia ha ufficialmente inizio. A sancirlo lo scambio di battute serrato tra i due, che dialoga in modo strettissimo con il disegno: un parco cittadino in autunno con i prati gialli e le chiome degli alberi, esplosioni di rosso.
La gamma dei colori si è espansa del tutto. 
È la bambina a condurre il gioco: innanzi tutto quello verbale, ma anche quello di movimento. E' sempre lei a essere davanti e a guidare la passeggiata, a indicare con le braccia le direzioni da prendere. Il padre si limita a seguirla e ad assecondarla, ma anche a far convergere il suo sguardo con quello di lei.
 

In questo senso si resta basiti per l'assoluta corrispondenza che c'è tra i dialoghi e le posture che Suzy Lee conferisce ai due personaggi.
Un'intesa così profonda tra un autore e la sua illustratrice raramente capita di riscontrarla. A tal punto sono in sintonia che si fa fatica a distinguere, pur sapendo la genesi del libro, cosa sia nato prima. E soprattutto è piuttosto complicato trovare priorità di argomenti per provare a raccontare la bellezza di questo libro.
Proviamo ad andare per argomenti. 


La storia. E' esilissima e si può riassumere in due parole: una riposante passeggiata di padre e figlia che dialogano sulle cose che vedono, sulle cose che amano. Dopo la passeggiata che sembra durare l'intera giornata, i due tornano a casa e si preparano per la notte, continuando a giocare tra domande e risposte.
Il tono. In questo albo salta immediatamente all'orecchio il tono intimo e familiare, di intesa profonda, di due voci che dialogano a voce alta, senza concedersi pause, o quasi. Una nera e una blu. A seconda dei momenti variano velocità e potenza; parte alto, allegro, vivace e si conclude con parole sussurrate con pacatezza. Il tono è quello di una bambina che prende il comando di un gioco con il proprio padre che partecipa in modo attivo pur tenendosi volutamente un passo dietro di lei.
Il ritmo. Salta subito agli occhi l'esuberanza della bambina nel raccontare le proprie preferenze, in fatto di colori o di animali: bestioline luminose, farfalle e altre creature che l'ambiente circostante le suggerisce. Ma si spinge anche verso la sfera della loro vita comune, passata e futura, con un compleanno in arrivo. Il padre, dal canto suo, la asseconda nelle sue richieste, nei suoi salti logici da un pensiero all'altro, pur mantenendo il suo ruolo di adulto 'timoniere'. Non si sottrae mai alle richieste della piccola, mai la contraddice, anzi le fornisce ogni volta conferme rassicuranti e affettuose.
Quanto detto ora dà modo di concentrarsi sul senso e contenuti di un libro del genere. 
Il senso. Che Waber abbia sempre dimostrato una rara sensibilità nel raccontare l'infanzia è evidente se si considera il grande successo che tutti suoi libri hanno avuto per diverse generazioni. In Ask me, pubblicato postumo, si confermano alcuni caratteri del suo modo di scrivere, primo fra tutti il grande rispetto che ha sempre nutrito nei confronti dell'infanzia. E dal rispetto nasce questo talento nel saper cogliere alcuni aspetti peculiari del modo di pensare dei bambini e delle bambine. Freschezza, libertà di pensiero, ingenuità, caparbietà, un po' di scaltrezza, sono tutte cifre che cogliamo nel fraseggio di quella ragazzina spensierata. Chi ha la fortuna di essere stato interlocutore attento con i più piccoli riconoscerà tutto ciò. Accanto a un ritratto di infanzia che non cede a sdolcinatezze o banalizzazioni, ma anzi ne valorizza lo spessore, c'è un attento quanto sensibile racconto di una bella relazione padre-figlia. 



Il gioco/richiesta è dettato da una grande intesa fra quei due, intesa costruita, evidentemente, sulla reciprocità dell'affetto e della condivisione che li unisce indissolubilmente.
I disegni. Suzy Lee alle matite. Molti aspetti della sua poetica sono riconoscibili. Provo a elencarne alcuni.
La bambina protagonista. È la 'sua' bambina, in tutto e per tutto: quella dell'Onda, di Mirror e dell'Ombra, quella con i vestiti che guizzano nell'aria e che sfida il mare, entra dentro a uno specchio ed è anche un po' lupo...
L'idea dell'infanzia che ha Suzy Lee collima alla perfezione con quella di Waber.
Il far finta che c'è nel testo - chiedimi cosa mi piace - è speculare al far finta delle immagini. Al testo 'mi piacciono le storie sugli orsi...' guardate cosa replica il disegno, oppure laddove fiera dice: 'Mi piace il colore rosso, mi piace tutto rosso' notate cosa avviene con quel colore?


E, a proposito di colore, la sua passione per privilegiare un uso limitato dei colori, in questo caso la dominante dei rossi e dei gialli, ha anche lo scopo di focalizzare l'attenzione di chi sfoglia.
Il formato classico non le impedisce di muoversi con la consueta padronanza dell'oggetto libro (già dal colophon comincia a comunicarci cose) in panoramiche orizzontali laddove il bosco intorno al lago è protagonista, e in vere e proprie zoomate sui visi quando l'osservazione è puntuale e convergente sulle minuscole 'bestioline'. Visioni dall'alto, visioni dal basso.


Sua è anche la capacità di far percepire a chi legge che nel libro 'qualcosa' sta cambiando. Mi riferisco alla pagina che precede la pagina senza testo e a quest'ultima. Segnano, senza dichiararlo apertamente, una cesura, un cambio di ritmo, una inversione di percorso e nello stesso tempo il climax. La pagina con le chiome degli alberi 'in soggettiva' è ovviamente l'unica in cui i due sono assenti e non a caso precede la doppia pagina senza testo, che li vede entrambi sdraiati a godersi i colori di quegli alberi in autunno e a prendere fiato. E, avendo rallentato il respiro, si stanno godendo anche l'un l'altra: non è forse questa la pagina che di più racchiude il senso dell'intera storia?


Mi sarebbe davvero piaciuto non essere così tassonomica nello scrivere di questo libro, ma ho temuto di perdere fili importanti e di creare confusione in chi ha avuto la pazienza e la tenacia di avermi seguito fin qui...
Se qualcuno avesse ancora fiato per chiedermi cosa mi piace, risponderei perentoria: 'questo libro mi piace!'

Carla

Noterella al margine. Belle le somiglianze di atmosfera con un altro capolavoro, Sidewalk Flowers (Groundwood 2015).  Bello il ritmo sapientemente conservato nella traduzione, tuttavia, pur sapendo di non essere la prima a scriverlo (propendo almeno per un ex equo nell'averlo pensato con Maria Polita) il titolo italiano, rispetto all'originale, mi pare eccessivamente prudente nel voler dichiarare tutto e subito.

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