venerdì 29 aprile 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


E SE...


Esercizio accademico, quello di immaginare un diverso corso della storia, oppure un espediente letterario, peraltro abbastanza utilizzato. Ci prova anche Ryan Graudin, giovane scrittrice americana, autrice di romanzi di genere per young adults, riproponendo il tema, o se vogliamo l'incubo, di Hitler vittorioso nella Seconda Guerra Mondiale.
Wolf. La ragazza che sfidò il destino, è appunto un romanzo fanta-storico, che immagina il mondo dominato da due potenze nazionalsocialiste, facenti capo ai due dittatori: Hitler e Hirohito, imperatore del Giappone.
Come accade in tutti i romanzi d'azione, all'Impero del Male si contrappone la Resistenza clandestina, fatta di oppositori interni al regime, o nei paesi conquistati, ma non domati, come la Russia.
La protagonista Yael, ragazzina ebrea fuggita dal lager in cui vede morire i suoi cari, è stata oggetto degli esperimenti genetici di un mefistofelico dottor Geyer, che l'hanno trasformata in un muta forma, una persona capace di modificare volontariamente il proprio aspetto. Questa sua capacità viene utilizzata dalla Resistenza per elaborare un piano, volto ad uccidere il Führer. Prenderà, infatti, le sembianze di Adele Wolfe, una spericolata motociclista, vincitrice di un famoso rally transcontinentale. Alla fine della corsa dell'anno precedente, il Führer ha voluto ballare con lei, evento straordinario considerate le misure di sicurezza che lo circondano.
Ecco quindi prendere il via la corsa, dove Yael/Adele deve confrontarsi con numerosi agguerriti concorrenti in un percorso lungo migliaia di chilometri attraverso tre continenti.
La narrazione segue questo percorso, punteggiato da molti colpi di scena, alternandolo ai flashback dei tempi del suo internamento, prima, e dell'addestramento, poi.
L'azione scorre veloce, nonostante le numerose digressioni, tutto tende al momento finale, all'incontro con l'odiato dittatore, seguendo i canoni del romanzo d'azione.
Interessante il personaggio della protagonista, che si è tatuata sul braccio cinque lupi, per coprire i numeri tatuati del campo di sterminio. Ogni lupo rappresenta una persona per lei importante, perduta in un modo o nell'altro. E le immagini rappresentano lupi per rendere omaggio al soprannome che le aveva dato Babushka, la donna più anziana del campo, che l'aveva protetta fino alla fine, dandole il soprannome di Volchitsa, lupa.
Dunque Yael ha fatto del suo nome una missione, imparando a gestire il desiderio di vendetta e mettendolo al servizio di una Causa più grande delle sue vicende personali. Nonostante l'addestramento, vive con sofferenza la sua ambiguità, il diventare altro da sé continuamente.
Come è facile immaginare, questo romanzo, adatto a una lettura a partire dai dodici anni, ma sicuramente apprezzato anche da ragazzi e ragazze più grandi, punta tutto sull'azione, sui colpi di scena, su un accenno di intrigo sentimentale. Non approfondisce, come potrebbe, la complessità dei personaggi, né si diverte a giocare con l'incubo che evoca, il dominio nazista sul mondo. Peccato per questi limiti, e per i refusi di troppo, perché l'idea è interessante e l'autrice gestisce bene il meccanismo narrativo.

Eleonora

“Wolf”, R. Graudin, De Agostini 2016




Nessun commento:

Posta un commento