venerdì 25 marzo 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


RE PER UN CASO

Luigi I Re delle pecore, Olivier Tallec (trad. Chiara Stancati)
Lapis 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"E fu così che in un giorno di vento, Luigi la pecora divenne Luigi I, re delle pecore.
Un re deve avere uno scettro per governare, PENSÒ per prima cosa Luigi I.
E un trono per amministrare la giustizia, perché è importante, la giustizia..."

La corona è portata dal vento, come molte cose nella vita vera. Luigi, come molti nella vita vera, semplicemente approfitta dell'occasione.
Dall'avere una corona in testa a essere re, nella mente di una pecora, il passo è breve. Così Luigi, incoronatosi, comincia a comportarsi da re. 


Scettro, trono, letto regale sono simboli importanti per poter far crescere tra i sudditi il consenso e il rispetto. Per accrescere il culto della propria immagine sarà necessario riprodurla a ogni buona occasione: nelle statue, nelle siepi dei giardini del palazzo reale. Un buon re, soprattutto di questi tempi, deve essere un buon comunicatore. 


Un buon re coltiva le arti e quindi a palazzo giungeranno i migliori artisti ad esibirsi. Nelle giornate di noia un buon re troverà svago nella caccia grossa e se le prede adatte non sono autoctone, le si dovrà fare arrivare da fuori. La diplomazia è un altro aspetto non trascurabile. Ma ciò che non può essere assolutamente procrastinato è l'ordine nel regno. E per questo serve un esercito compatto che marci unito, a passo di pecora.
Si sa, non è sempre facile mantenere l'equilibrio quando si ha tanto potere, così anche a Luigi scappa un po' di mano la situazione...ma, come molte cose nella vita vera, ci pensa il vento a cambiare di nuovo la prospettiva...


Tallec non sembra voler rinunciare al lupo, ma questa volta l'ombra allungata del suo lungo muso si profila solo qua e là, e il palcoscenico è tutto delle pecore.
Pecore alle prese con il caso, sotto forma di vento, pecore alle prese con il potere, sotto forma di corona.
Se il tema del 'caso' che prende la forma del vento lo ha 'inventato' Pamela Travers con la sua Mary Poppins che arriva e se ne va volando, anche il tema del 're per un giorno' non è esattamente una novità nell'ambito dei libri illustrati (e non solo). E penso alle differenti declinazioni che compaiono in La regina delle rane di Davide Calì e Marco Somà, oppure in C'era tante volte una foresta di Élisa Géhin o ancora in Nuno di Mario Ramos. Tuttavia mi pare interessante, come sempre, la prospettiva dalla quale Tallec osserva la vicenda.
Sembra un po' un assurdo dire che l'autore della vicenda sia contemporaneamente il suo osservatore esterno. Eppure, e questo è uno dei più grandi meriti che va ascritto a Tallec, le cose stanno pressappoco così. Pochissimo della storia sembra essere concesso a quello che potrebbe essere un giudizio, una visione d'autore. Tallec si deve essere piazzato su uno dei tanti alberi sotto cui le pecore pascolano e con un buon binocolo osserva ciò che accade. O forse ha indossato i panni del lupo e solo in un caso, pensando di non essere visto, si mischia alla folla acclamante nel comizio? Forse in attesa che il caso, prima o poi, sfiori anche lui.
Se così è, credo sia utile andare a cercare quel 'pochissimo' che fa di un albo, un albo di Tallec.


Primo dettaglio: il cambio di passo. Da una doppia tavola che 'fotografa' la situazione di partenza si passa a una tavola in cui tutto avviene con una sequenza concitata, quattro collinette che vedono la pecora Luigi diventare Luigi I, quindi si ritorna al respiro della doppia tavola per tutto il libro. Salvo poi riaccelerare per la deposizione di re Luigi I ridiventato pecora comune.
A chiudere, in perfetta simmetria con l'inizio, l'ultima tavola doppia per il coup de théâtre finale.
Secondo dettaglio: l'indifferenza generale dei primi momenti di governo. Essa è frutto della velata ironia di Tallec, che gioca sulla contrapposizione con l'entusiasmo, la passione e certo dover essere del nuovo re.
Terzo dettaglio: il consenso che cresce. Lentamente, ma inesorabilmente le pecore al principio disinteressate, diventano parte attiva. Un caso per tutti: le pecore-cani per la battuta di caccia grossa. Come a dire, sorride Tallec, che il consenso, tra le pecore!, si costruisce attraverso una buona gestione dell'immagine pubblica.
Quarto dettaglio: il lupo qua e là. Lo si nota solo dopo, ma lui è lì fin dal principio, forse a testimoniare che nella vita non si può mai abbassare la guardia. Tallec è grande maestro del finale incompiuto e anche in questo albo la presenza del lupo mi pare contribuisca a lasciare aperto un canale di interpretazione non indifferente.

Quinto dettaglio: l'uso raffinatissimo (assecondato con grazia nella traduzione) della lingua, per dire senza dichiarare. Il passaggio dall'indicativo al condizionale segna una linea di confine tra ciò che è e ciò che ci piacerebbe che fosse. Ma tra desiderio e realtà siamo noi a dondolarci, non le pecore. Ed ecco che il modo e il tempo di un verbo ci suggerisce, senza dirlo, chi si nasconda effettivamente sotto il vello morbido di quel gregge.
Ci siete caduti anche voi: quel pochissimo è in realtà tantissimo.
Un gigante, come al solito,Tallec.

Carla

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