venerdì 11 marzo 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUANDO UN ALBERO CADE... 

Il tagliaboschi, Alain Cancilleri
Leone verde edizioni 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (da 4 anni)


Inverno pieno. Neve ovunque. Un bosco fitto di alberi. Tronchi alti e robusti che costruiscono una griglia scura sul fondo chiaro. In cima al monte, una casupola. E' abitata perché dal comignolo esce fumo e dalla finestra esce luce.


L'uomo che sta uscendo, ha in mente di utilizzare l'ascia che è appoggiata sul muro.
Va a tagliare bosco, va a far legna. Al suo arrivo, qualcosa di impercettibile si muove. L'uomo, a colpi di ascia, di alberi ne taglia uno, due, tre, quattro. Al nono tronco che sta abbattendo, si nota una certa presenza che prima non c'era: un picchio sta battendo sullo stesso tronco, ma molto più in alto, come sono soliti fare i picchi. E di nuovo, furtivo, c'è lo sguardo di qualcuno che spia il tagliaboschi.
Stanco, dopo aver abbattuto tutti gli alberi di quella porzione di bosco, l'uomo si siede a riposare su uno dei tanti ceppi che ha intorno.


I tronchi a terra vanno disposti con ordine ed è lavoro faticoso, ma alla fine in un gioco che restituisce ai legni la loro forma geometrica, le cataste si formano. Ed è così, nel vuoto che si è creato attorno, che si nota che un albero, un solo esemplare, non è stato abbattuto. E tra i rami più alti si nota, rannicchiata in precario equilibrio, la fauna di quel bosco: orsi, volpi, scoiattoli, gufi, tassi, uccelli e leprotti. Cui sono stati sottratti tane e rifugi, punti di avvistamento.
E da qui, la svolta nella testa del tagliaboschi. Ripresa la strada di casa, capisce di dover risarcire tutta quella schiera di animali e così li invita a casa sua e con loro festeggia una nuova piantagione di alberelli giovani.

Opera prima che contiene più di qualcosa di interessante.
Passato con una certa disinvoltura dal corso al concorso, Alain Cancilleri, mi sembra sappia il fatto suo. Costruisce un piccolo albo quadrato, senza parole, ma che porta in sé suoni e colori di un inverno in montagna. E lo fa, con cura e sensibilità. Lavorando in punta di matita, ottiene effetti che lasciano un segno.
Alcuni particolari mi hanno colpito.



Per prima, la resa della superficie irregolare dei tronchi, che denuncia la sua scabrosità in quelle spruzzate di bianco che si attaccano al tono bruno rossastro del tronco. È un dettaglio eppure salta agli occhi. Altro piccolo elemento è l'uso della luce. Essa esce, potente, dalla finestrella e dalla porta. In particolare, in quest'ultimo caso la luce sembra avere un suo volume che satura l'interno della casa.
Un uso sapiente di matita e colore, laddove alla prima si affida tutto ciò che è animato, mentre alle pennellate ricche di marrone e rosso si affida la resa del legno e della pietra e al giallo quella di lampioni e luce.
Ancora, ed è la tavola che preferisco, considero un piccolo gioiello il gioco di incastri perfetti di tutti gli animali del bosco, che, come in un puzzle, incastrano i loro profili l'uno nell'altro e a loro volta sono compressi tra i rami più sottili che tengono la chioma dell'albero superstite.



E' il centro della storia, è il nodo che dà senso a tutto ciò che lo ha preceduto e a tutto ciò che segue ed è risolto con una ironia che non ci sia aspetta: fa sorridere e nello stesso tempo svela la svolta nel pensiero del protagonista.
In quell'incastro di animali si intreccia lo stupore del lettore con quello del protagonista. Nel suo collo incassato tra le spalle, quell'omino ha una sua mimica efficace, costruita su piccoli gesti e lo stesso si può dire per la sua signora moglie.
Mi pare che Alain Cancilleri abbia belle cose da raccontare.

Carla

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