giovedì 4 febbraio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MOMENTI DI GLORIA
 
La gara delle coccinelle, Amy Nielander


ILLUSTRATI

"Cosa significa vincere, in fin dei conti? Per una piccola coccinella grigio cenere significa tagliare il traguardo con tutta la squadra, padre compreso."
(Book Announcement by Pomegranate Kids)


Libro senza parole che lascia senza parole.
E' difficile provare a raccontarlo con le parole. Tento, con parole mie.


Linea di partenza. Tutte le coccinelle, centinaia, una diversa dall'altra per colore, per misura e per puntinatura sulle elitre, sono lì che premono per partire. Scatta il via e la moltitudine sciama al di là della linea. In pole position, affiancate, ci sono due coccinelle grigio cenere: una più grande e una più piccola. Di lì a poco, la piccola coccinella grigio cenere scatta in avanti. 


E' decisamente più veloce delle altre che distanzia di un bel po', anche perché a circa metà del percorso apre le elitre e decolla. La coccinella grigio cenere più grande, invece, via via perde terreno e viene superata dalla moltitudine colorata. Le coccinelle che sono tra le prime file aprono le elitre e imitano la piccola grigia, mentre nelle retrovie tutte continuano a rimanere con le zampe per terra. 


A metà del percorso accade l'incredibile, ovvero tutte le coccinelle colorate vengono letteralmente risucchiate dal taglio della pagina e scompaiono alla vista. La piccola grigia che, evidentemente, ha superato volando la pericolosa faglia prosegue in solitario verso il traguardo. Nel frattempo anche la grande grigia, buona ultima e distanziatissima, viene inghiottita anch'essa dal limite della pagina. 


A questo punto la piccola grigia si gira e capisce di essere rimasta sola, al comando.
Ed ecco che accade il secondo (e non ultimo) fatto del tutto inaspettato...

Che libro! Che libro! Che libro! Tre volte almeno per i suoi tre valori principali che mi pare doveroso riconoscergli.
Bello, intelligente, poetico.
La prima cosa che colpisce è la cura formale che gli ha dedicato Amy Nielander, al suo primo albo. La sua formazione da designer affiora in ogni dettaglio: centinaia di coccinelle, disegnate con precisione assoluta, tanto che ognuna di esse ha sul foglio l'esatta misura reale. Il secondo elemento è il punto di osservazione, zenitale rispetto alla pagina. Tutte disegnate in scala 1:1, le coccinelle creano una macchia di colore che attraversa il foglio, che da questo viene 'mangiata', per poi ricomparire in forme geometriche che, come in una stop motion, ricordano le figure stupefacenti che fanno gli stormi di storni nei cieli delle città o le riprese dall'elicottero che sorvola le grandi maratone, a NYC in primis. 


L'effetto visivo è stupefacente e permette all'occhio di 'muoversi' da una visione d'insieme, che altro non è che una forma geometrica multicolore costruita da molti puntini diversi, coleotteri come pixel, a una visione del dettaglio in cui ogni livrea raffigura caso a sé (d'altronde le coccinelle si suddividono in più di 6000 specie diverse).


L'intelligenza, suo secondo pregio, risiede ovviamente nelle idee che il libro contiene. Per prima cosa l'effetto sorpresa che esso crea nel lettore quando dal piano 'narrativo', ovvero dal racconto senza parole di una gara tra piccoli insetti, si passa ad un linguaggio che si occupa della forma. Della forma del libro in sé. Il salto non è da poco e inevitabile è il rimando a Suzy Lee e al suo libro La trilogia del limite.
Un libro aperto, con due pagine affiancate, crea di fatto un unico spazio che però al suo interno ha un taglio, creato dalla cucitura. Scrive testualmente Suzy Lee "il lettore tende a ignorare la piega centrale della rilegatura durante la lettura. Esiste una regola non scritta nell'editoria, che afferma che l'autore di libri illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della doppia pagina per non ostacolare la lettura. Cosa succede se questa regola viene ignorata?"
Ecco, ne La gara delle coccinelle, si vede una delle cose che possono succedere (altre sono visibili nella Voliera d'oro o in Di qui non si passa Martins-Carvalho, e -ovviamente- in molti dei libri della stessa Lee). A questo si aggiunga la scelta di Amy Nielander di accentuare ancora di più il limite fisico del libro, mettendo partenza e traguardo, a poco più di un centimetro dal taglio delle pagine a sinistra e a destra. Lo spazio è misurato e tutto torna.
La sorpresa che genera un salto del genere tra linguaggi non può che essere apprezzabile per tenere accesa la mente del lettore e non fargli mai dimenticare che il libro, il picture book in particolare, è nel contempo un contenitore di storie, ma anche un oggetto in sé con limiti e confini, che possono diventare potenzialità, in costante dialogo con la narrazione stessa.
La seconda grande idea sta nella storia in sé, ovvero nella sua trasposizione 'simbolica' di una gara. Nella fattispecie, tra coleotteri. E qui si innescano una serie di domande su cosa significhi gareggiare, sul senso che può avere fare una cosa 'diversa' da quella che gli altri aspettano, cosa significa davvero vincere? Insomma, temi non di poco conto. 


E il fatto che il libro sia senza parole, facilita enormemente la discussione che mi piacerebbe fare con i bambini, perché loro saranno costretti a dare delle immagini una lettura del tutto personale e di conseguenza frutto di un pensiero preliminare. In questo mette radici il terzo elemento di valore del libro, ovvero la risposta, una su tante, che Amy Nielander dà alle domande che il tema ha posto. Risposta che è piena di poesia.


Racconta la stessa autrice che la scintilla iniziale l'ha avuta durante una gara di 5 km che lei ha fatto con suo marito. Quest'ultimo, abile e allenato corridore, avrebbe potuto lanciarsi in avanti per distanziare i suoi avversari, ma invece ha scelto di non allontanarsi dalla sua compagna e adattarsi a correre al passo di lei per sostenerla. E lo ha fatto proprio in nome di un preciso valore: loro due insieme erano una squadra. Da qui si è sviluppata l'idea di un libro che celebrasse il grande valore che si nasconde dietro a quel gesto.
Da qui il senso ultimo del libro: poetico e, per questo, universale.


Carla


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