lunedì 21 settembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


FUOCHI D'ARTIFICIO NELLA TESTA

Storie di quadri (a testa in giù), Bernard Friot
Il Castoro 2015

NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"Sala 3, Loubna si ferma sempre davanti al Cavaliere sorridente. Non a lungo, solo qualche decina di secondi perché ha il tempo contato. La sua tabella di marcia prescrive nove minuti esatti per pulire il pavimento, le maniglie delle porte e i telai delle finestre. il resto non deve toccarlo. Si ferma davanti al cavaliere e lo saluta con un cenno del capo. E lui, a modo suo, risponde. In questo modo inizia una conversazione muta..."

Tra il Cavaliere di Frans Hals e la ragazza che fa le pulizie in una sala della Wallace Collection di Londra parte un dialogo silenzioso, ma affettuoso come potrebbe essere quello tra un signore maturo, un vecchio zio, e una ragazzina, una nipotina. Lei ha un pensiero in testa: è al suo primo appuntamento con un ragazzo ed è incerta. Non sa se crederci a questo amore che sta nascendo e, come avrebbe fatto con una persona più matura e con più esperienza della vita di quanta ne abbia lei, le viene spontaneo rivolgersi al Cavaliere per un consiglio...
La risposta dell'uomo è in quel sorriso che, a lei pare, oggi sembra più ammiccante di sempre.
Questa è una delle trentasei prodigiose storie che Bernard Friot immagina legate ad altrettante opere d'arte. Da un frammento di pittura murale della Villa di Giulia Felice, ora al Louvre, alle scarpe di Antoni Tàpies, passando dallo studio di Leonardo per una mano sinistra, per arrivare a Chagall, Ensor e Mirò, Ghirlandaio, Schiele, Arcimboldo e, naturalmente, Picasso.


Una galleria di immagini importanti, ma mai fruste (siamo lontani dagli angioletti di Raffaello o dai Nottambuli di Hopper), che si susseguono sempre diverse per epoca, tecnica realizzativa, soggetto raffigurato.
Dall'affresco murale di I secolo si salta alla pittura densa del Barocco olandese, ai segni rapidi dell'informale di Tapies succede un ritratto di Domenico Ghirlandaio. Gioia per gli occhi e fuochi d'artificio nella testa. Tenendo in mano la mappa che ci viene fornita al principio di questa nostra visita, ci aggiriamo in un museo virtuale allestito per dissonanze, per salti logici, per stupori continui.


Come un collezionista decisamente imprevedibile, colto e curioso, Bernard Friot ci invita nella sua personale pinacoteca, frutto di una selezione dettata dal cuore. E mentre non finiamo di stupirci a ogni giro di pagina, non potendo immaginare chi stia per arrivare, sentiamo una narrazione che dà voce a una altrettanto varia e imprevedibile galleria di dialoghi, monologhi, poesie, riflessioni, lettere...
Ma qui entriamo in contatto con l'immaginazione di Friot e quindi lo stupore e la meraviglia del lettore si moltiplicano all'ennesima potenza.
Una magistrale prova d'autore che lo vede scegliere, con la fine sensibilità che gli è propria, tra registri sempre diversi. E con assoluta nonchalance. Ecco a voi uno scrittore di classe che usa stili e registri di volta in volta differenti, come farebbe un artista, utilizzando acquerelli, piuttosto che olio, sanguigna piuttosto che tempera...


E così Friot scrive una lettera come se fosse una fanciulla innamorata nella Francia dei Lumi che frettolosa scrive al fratello lontano, oppure un dialogo serrato tra un padre poco paziente e una bimbetta di tre o quattro anni, sul senso della morte, di fronte a tre capolavori di Picasso.
E lo fa, ripeto, con totale padronanza. Le riflessioni della modella annoiata che diventano addirittura un calligramma mettono a fuoco un ulteriore merito di questo libro: la cura grafica, che non ha sbavature o ridondanze. Efficace e intelligente.
Ma la cosa che io reputo migliore è ritrovare ancora una volta il Friot 'alto' che mi commuove, nel suo raccontare storie in cui mi riconosco, in cui l'umanità si riconosce: il microscopico che si alterna al gigantesco.
Una donna al mercato indecisa nella scelta di un cestino di fragole da offrire al nipote, o la preghiera ipocrita di due ipocriti, o la lenta presa di coscienza di una donna che si crede brutta, in un mondo di brutti...o ancora il dialogo struggente tra una madre e una figlia di fronte alla fatalità di un destino di morte.
E alla commozione si alterna lo stupore che generano le storie costruite sull'assurdo, altro genere in cui Friot eccelle: una per tutte, Sorpresa, dove il signore e la signora Rasmussen dialogano con l'ometto calvo sbucato dal terreno del loro giardino. 


Alla fine l'ometto se ne andò. Uscì dal cancello
del giardino e sparì all'angolo della strada.
"È un sognatore",
disse la signora Rasmussen.
"Un alcolizzato"
replicò il signor Rasmussen.
Si guardarono sorridendo. Poi la signora Rasmussen
aprì le braccia, le agitò vigorosamente e volò via. Andò ad
appollaiarsi sul tetto della casa di fronte...

Nel mio cuore, la signora Rasmussen soggiorna accanto alla signora Meier di Erlbruch. Ed è un posto d'onore, sappiatelo.
Geniale.


Carla
Noterella al margine. Questo libro è un pozzo di bellissime idee (io ho cercato di elencarne solo alcune) e andrebbe utilizzato con libro di testo nelle scuole, non ultimo per la sua insolita vicenda traduttiva.
Scopritela da voi. Io ho scritto già parecchio...

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