IL RITMO DELLA TRAGEDIA
Premetto
che questo romanzo, Io sono la neve, di Elizabeth Laban, è
decisamente dedicato ai ragazzi e alle ragazze delle superiori, non
solo e non tanto perché le tematiche sono quelle proprie della piena
adolescenza, ma perché a fare da filo conduttore è qualcosa di
squisitamente letterario, la tragedia.
L'oggetto
di studio che ossessiona gli studenti protagonisti delle due storie
che si intrecciano nel romanzo, è appunto la tragedia, soprattutto
nella versione shakespeariana. E le riflessioni che i ragazzi
svolgono su questo tema si intrecciano alla vita reale.
A
Duncan, studente dell'ultimo anno, viene assegnata la stanza che
l'anno precedente ha ospitato Tim; in essa è nascosto un tesoro,
lasciato dal precedente occupante, secondo la tradizione del college.
In questo caso si tratta di alcuni cd, in cui Tim, ragazzo albino
pieno di problemi, ha lasciato incisa la storia del suo quarto anno;
e un mazzo di chiavi, il cui senso si capirà solo alla fine.
Duncan
viene catturato da questa storia, in cui in realtà era coinvolto in
prima persona.
E' a
questo punto che la narrazione prende la struttura della tragedia:
delineati i personaggi, dai nomi e cognomi evocatori, il lettore sa
che dalle scelte del protagonista Tim non possono che derivare guai;
vede quello che lui non vede, immagina lo sbocco drammatico, teme che
il triangolo fra Tim, la ragazza di cui è innamorato, Vanessa, e il
suo boy friend, atletico e ottuso come si conviene, non possa che
portare sventure. E poi c'è l'evento scatenante, il Grande Gioco,
anche questa una tradizione della Irving, che coinvolge tutti gli
studenti del quarto anno.
Duncan,
e noi con lui, segue tutti i passi di Tim verso il Dramma, l'evento
che sconvolge le vite di tutti i personaggi, di cui lui stesso è
stato testimone e, in parte, responsabile. Ordine-caos-ordine,
secondo una struttura logica inoppugnabile.
In
questo c'è molto della tragedia in senso letterario, il destino
spietato che costruisce le sue trame ben al di là della volontà dei
singoli; ma c'è anche la descrizione abbastanza realistica di come
le dinamiche interpersonali fra gli adolescenti aiutino il destino a
compiersi: ci sono le scelte sbagliate, lo sfidare la morte, la
malattia, i propri limiti per dimostrarsi uguale agli altri, ci sono
i momenti di paura e quelli in cui si affrontano coraggiosamente gli
eventi.
Ci sono
i primi amori, le amicizie vere e quel po' di saggezza che fa
raddrizzare le cose, nei limiti del possibile. Gli adulti sono sullo
sfondo, distanti in tutti i sensi, con l'eccezione di qualche
insegnante, a sottolineare la solitudine, in quel passaggio così
doloroso, nel diventare adulti.
Eleonora
“Io
sono la neve”, E. Laban, Rizzoli 2014
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