venerdì 8 agosto 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PIK, PIPPI E GLI ALTRI
La storia di Pik Badaluk, Grete Meuche
Edizioni EL, 2014



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Dice la mamma: 'Dentro al giardino
corri, divertiti finché vuoi tu;
però la porta che porta nel bosco
no, non l'aprire, mio piccolo Pik!
Vive nel bosco una belva feroce,
un gran Leone che mangia i moretti.
Ed i moretti cattivi con mamma
sono eccellenti bocconi per lui'."

Il piccolo Pik dimentica già il giorno seguente la sua promessa e varca il cancello del suo giardino per correre nel bosco. Nella selva c'è la belva che aspetta l'arrivo di quel saporito bambino. Ma Pik, trovandosi davanti il leone, si arrampica sull'unico albero nei pressi: un bel melo, pieno di frutti maturi. Pik Badaluk le mangia contento e al leone che ruggisce più in basso butta i semi sputati. La fuga di questo bambino è presto scoperta e il papà, con i Badaluchi armati fino ai denti, parte subito in cerca. La fine del leone è segnata e Pik, sano e salvo, può scendere dall'albero e tornarsene a casa dalla mamma piangente. "Mamma lo so che son stato cattivo, or sarò buono finché sarò vivo. No, mamma cara, non piangere più!"
Tutto finisce in un tenero sorriso e in affettuoso abbraccio.


Una storia, quella di Pik Badaluk, che ha ottant'anni esatti (il libro è infatti ripubblicato in una nuova veste grafica con un bel bollo in copertina che allude alla sua veneranda età). La storia editoriale è raccontata con chiarezza da Livio Sossi che ne ha curato la prefazione. Ma Sossi ragiona anche sui motivi che hanno segnato la grande fortuna di questo libro: un po' fiaba orale e un po' romanzo di formazione, Pik Badaluk è una storia estremamente moderna, se si pensa che è stata pubblicata nella sua prima edizione tedesca nel 1921 e poi nel 1944 tradotta in Italia. 


La grande novità rispetto alla letteratura educativa di quegli anni sta proprio nel fatto che questo bambino trasgressore non viene punito in modo esemplare, ma anzi perdonato. Tanto il papà che senza indugio parte a cercarlo quanto la mamma che lo accoglie con un abbraccio sono genitori moderni su cui ogni bambino vorrebbe contare.
Ma l'altro importante motivo che rende Pik Badaluk amato dai bambini è il fatto che egli abbia saputo dimostrare ai grandi di sapersela cavare egregiamente anche di fronte a un feroce leone.
Pik Badaluk mi pare faccia parte di quella genia di bambini che hanno dimostrato al mondo di sapersi togliere dai guai anche da soli. Penso a Pippi Calzelunghe (quasi coetanea del Pik italiano) e a Ned, ben più giovane ma altrettanto intraprendente (Fortunately di Remy Charlip; Orecchio acerbo, 2011), solo per citarne due.
Il fatto che Pik sia nero e la storia ambientata in un'Africa fatta di molti esotismi e parecchi stereotipi (la mamma sembra la copia di Mamie in Via col vento), Africa che tanto ricorda, ancora una volta, quella di Pippi, ha fatto rizzare il pelo a chi nei libri cerca il politically correct ad ogni costo, senza curarsi di considerare quando il libro è stato scritto.
È giusto far notare ai piccoli lettori la presenza di questi stereotipi che sono ben lontani dalla realtà, ma non  me la sentirei di mettere all'indice il libro per questo. Contiene cose ben più grandi.
I bambini vanno in cerca di grandi cose. La prova ne è che, fortunatamente, Pik ha continuato ad essere letto da milioni di ragazzini che dell'immagine stereotipata dell'Africa se ne sono disinteressati, ma hanno apprezzato piuttosto il coraggio di questo monello e nel contempo il suo essere bambino al cento per cento.
Ancora una volta mi chiedo: il mondo sarà salvato dai ragazzini?

Carla

Noterella al margine.
Qui un interessante articolo sul tema degli stereotipi nella letteratura per l'infanzia, nei media e nei discorsi politici (indovinate a chi allude?), dal titolo significativo: Gender in blackness!

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