lunedì 4 febbraio 2013

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

SULLE ZAMPE DELL’UTOPIA

Si può sopravvivere credendo ad un sogno, anzi credendoci tanto da trasformarlo in realtà?
Ci sono due libri che lo sostengono fortemente.


Il primo, Quindici giorni senza testa, di Dave Cousins, è esplicitamente un libro per ragazzi, ma per ragazzi ‘grandi, direi sopra i tredici anni.
Racconta con affettuoso disincanto l’incredibile corsa contro il tempo di Laurence, che cerca di salvare la propria traballante famiglia, costituita da un fratello più piccolo che crede di essere un cane e da una madre alcolizzata. Costei di punto in bianco, travolta dall’ennesimo fallimento, se ne va, lasciando i figli da soli e senza il becco di un quattrino.
Laurence cerca di mandare avanti il menage familiare e, nello stesso tempo, partecipa, sotto mentite spoglie, ad un quiz radiofonico. In palio, una splendida vacanza con la quale il ragazzo spera di ridare speranza e futuro alla propria famiglia. Intanto è necessario che nessuno sappia che mamma se ne è andata, quindi Laurence compie uscite ben studiate, vestito da donna, per ingannare l’occhiuta vicina di casa, già pronta a chiamare i servizi sociali. E poi bisogna riuscire a mettere qualcosa sotto i denti, continuare ad andare a scuola come se niente fosse, mentre la speranza di rivedere la mamma si affievolisce. Ma la determinazione a vincere la famosa vacanza è talmente grande da spingerlo non solo a continuare le interminabili puntate del quiz, ma anche a svolgere una faticosa e pericolosa indagine sulle tracce etiliche della madre. Questo romanzo, pur nel giusto happy end, non risparmia nulla al giovane lettore, nel descrivere il baratro in cui può sprofondare un’alcolizzata, così come non rende rosea la ‘vacanza’ dei due fratelli abbandonati, con una casa sempre più sporca, con i soldi che finiscono, con Jay/Scooby Doo che cerca sempre più frequentemente la mamma.
Per fortuna ci sono gli amici e le imprevedibili amiche; per fortuna c’è la speranza incrollabile, il desiderio insopprimibile, l’utopia che le cose si possano cambiare, anche se con fatica e con dolore.


‘Senza magia la vita non è niente. Senza utopia, vince il cinismo’.
Questa è la filosofia del secondo libro che vi propongo, di Marc Michel-Amadry, Due zebre sulla trentesima strada. Libro sicuramente per adulti, ma con un forte accento favolistico: fa ruotare le vicende personali dei diversi personaggi intorno allo zoo di Gaza e al suo coraggioso direttore Mahmoud Barghouti, che per far felici i bambini dipinge a strisce bianche e nere due asini, dopo che le zebre dello zoo erano passate a miglior vita a causa della fame. Questa pazzesca idea, della felicità dei bambini in un luogo privato di tutto, diventa il perno della vita di un fotografo, di uno scrittore, di un’artista, di una dj berlinese. La missione diventerà far sì che Gaza abbia un vero zoo, Barghouti partirà per New York e le vite dei diversi personaggi, come in un meccanismo ben oliato, si concentreranno tutte intorno al sogno di un oscuro direttore di zoo.
Senza poter credere nella possibilità di cambiare il mondo, le asprezze della vita reale, le solitudini, le crudeltà diventano insopportabili.
Come si comprende, questa piccola storia suggerisce al mondo adulto quella capacità di guardar oltre che sembra aver perduto da tempo.

Eleonora


“Quindici giorni senza testa”, D. Cousins, San Paolo Edizioni 2013
“Due zebre sulla trentesima strada”, M. Michel-Amadry, Elliot, 2012



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