venerdì 11 gennaio 2013

ECCEZION FATTA

SU E GIU’ CON L’OTTOVOLANTE



Questo sì, è un anno che ha messo paura, di crisi economica e di perdita di posti di lavoro, di sistematico attacco ai diritti e di oscuri presagi; ma è anche un anno da cui, e qui vengo al discorso più strettamente connesso ai libri e alla loro vendita, usciamo a testa alta, confermando la tenuta dei livelli di vendita e la qualità dei libri proposti.



Il vincitore assoluto di quest’anno, nonché della classifica generale di vendita della libreria in cui lavoro, è stato Sepulveda, con il suo Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, libro inequivocabilmente per ragazzi e inserito nelle classifiche nazionali come libro di narrativa solo per migliorare i ‘conti’ del suo editore; seguito dall’intramontabile Piccolo Principe e 


da un discreto numero di Diari di una schiappa, dal Mistero del London Eye, 


da La Gallinella che voleva vedere il mare 


e poi, solo poi uno Stilton e ben oltre la quindicesima posizione la maialina Peppa Pig: non so se lo avete notato, ma la medesima maialina è in testa a tutte le classifiche nazionali di vendita dei libri per bambini, che non comprendono i dati della grande distribuzione, il cui orientamento è facilmente immaginabile. Quindi mentre il livello generale scende ai livelli di libri del tutto privi di qualsiasi consistenza, in questa libreria riusciamo a salire, grazie ad un meticoloso lavoro di ‘consiglio’ e ‘sconsiglio’, rivolto ai nostri affezionati lettori, e ad un’attenzione per le proposte migliori dell’editoria per ragazzi. Mai come quest’anno ci è stato chiesto di proporre libri al di sotto di dieci euro: se ne è avvantaggiato il cosiddetto ‘catalogo’, da Dahl a Rodari a Calvino e le varie collane già testate, ne hanno risentito le edizioni rilegate, con l’eccezione, per me incomprensibile, del topo viaggiatore (Stilton e i suoi viaggi nel regno della fantasia) e gli illustrati con un prezzo di copertina troppo elevato. Grande boom delle collane per le prime letture e per ragazzi/e sopra gli undici anni.

Molti editori di qualità continuano la loro crescita o confermano le ragguardevoli posizioni raggiunte. Ci sono margini per un’ulteriore crescita? Indubbiamente sì, considerando che comunque la nostra esposizione non ha escluso i prodotti commerciali, anche quelli più piegati alle tendenze del mercato; questo dimostra, secondo me, che quando ai nostri lettori, grandi o piccoli che siano, diamo realmente la possibilità di sceglier, dando alle novità dei diversi editori la giusta esposizione e visibilità, i lettori poi scelgono davvero e comprendono il senso del nostro costante richiamo alla bibliodiversità; ovvero una libreria non svolge il proprio ruolo se non da voce anche alle proposte più temerarie e di ricerca. Dare voce, ovviamente, non significa garantire la vendita: su alcuni titoli di editori di qualità stendo un velo pietoso e non infierisco. Cosa rende un libro vendibile, perché è di questo che stiamo parlando? Come mai libri recensiti con grande enfasi e sponsorizzati da critici e riviste specializzate non hanno un equivalente successo di pubblico, anzi magari non vendono affatto? Nel caso dei libri per ragazzi non funziona la pubblicità o la televisione, se non per i prodotti (non li chiamo nemmeno libri), tratti da qualche cartone animato: ben pochi si occupano di libri per ragazzi. E’ molto diverso proporre un libro attraverso la mediazione di un adulto, insegnante, o bibliotecario, o lettore ad alta voce; noi librai abbiamo spesso pochi minuti in cui poter convincere, meglio affascinare, un interlocutore, che sia un piccolo o un grande: in quei pochi minuti dobbiamo rendere l’idea di ciò che quel libro vuol raccontare e del perché può essere adatto al destinatario; i libri ‘facili’ hanno una trama semplice, concetti chiave facilmente comunicabili. Ma, soprattutto quando parliamo con gli adulti, le mamme, le nonne, le zie, la faccenda si complica se la storia parla di situazioni difficili, che in realtà i ragazzini adorano, di problematiche sociali, dalla povertà al divorzio dei genitori, o se muore qualcuno o si parla di malattia e di dolore. Poi c’è il numero delle pagine, la presenza e/o l’assenza di immagini: è da grandi, da piccoli, da maschi o da femmine? Talvolta una bella storia si svolge su uno sfondo incomprensibile per chi ha meno di vent’anni; altre volte il linguaggio e le situazioni richiedono una maturità difficilmente valutabile.

La realtà è che il nostro lavoro non può appoggiarsi sulla sensibilità delle insegnanti o sulla capillarità della presenza delle biblioteche: scuole e biblioteche hanno ben altri problemi; né sulle capacità di comunicazione degli editori, che non hanno mezzi; con i laboratori di lettura cerchiamo di veicolare una capacità di discrimine fra una bella storia e un libro commerciale, ma davvero anche questo è troppo poco. Nello stesso tempo, l’evoluzione dell’editoria digitale, che porterà nuove difficoltà per le librerie, darà anche un’importanza nuova ai libri che sull’immagine si fondano; senza contare che la figura del libraio, o del bibliotecario o del lettore ad alta voce, virtualmente inutili nelle modalità di acquisto digitale, rimangono indispensabili come filtri, come mediazioni necessarie fra il libro e il suo potenziale fruitore. Ma è un ruolo da ripensare.

In chiusura, nonostante i timori che si possono nutrire per il futuro, l’anno che si è chiuso ci presenta un bilancio positivo, che tutto sommato ci incoraggia a proseguire in questa difficile direzione, con tutti le domande e i dubbi del caso.


Eleonora




Nessun commento:

Posta un commento