venerdì 31 agosto 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

NELLE PIEGHE DEL TEMPO, 
CERCANDO ANGELICHE CREATURE



Quando ho finito di leggere il romanzo di Madeleine L’Engle, Nelle pieghe del tempo, mi sono chiesta perché mai l’editore Giunti sia andato a ripescare una storia degli anni ’60 che ripropone le tematiche della fantascienza di quegli anni. Romanzo premiato a suo tempo e di cui è uscita anche una versione cinematografica; ma lontana anni luce dalla sensibilità dei ragazzi di oggi. In realtà questa pubblicazione è stata accolta con favore, proprio perché ripesca un testo di grande successo di quegli anni. La trama: tre ragazzini, un po’ strani, in realtà molto dotati, figli di due scienziati, per ritrovare e salvare il padre, sono costretti a seguire, giustappunto nelle pieghe del tempo, tre strani personaggi, la signora Chi, la signora Quale e la signora Cosè; insieme troveranno il padre dei ragazzi, rapito da un’entità aliena che controlla le menti e ha l’aspetto, indovinate, di un grosso cattivissimo encefalo (nel senso proprio di cervello). Non vi dico quale sarà l’arma letale che metterà al tappeto il perfido, posso dirvi che a me sono cadute le braccia. Un po’ di fisica quantistica, un po’ di esoterismo new age, tanti tanti buoni sentimenti. Sarà perché sono stata consumatrice vorace di storie di fantascienza, non sono riuscita a farmi prendere da una storia che di quel genere letterario prende gli aspetti forse più datati, senza rendere giustizia ai molteplici spunti che in tale narrativa sono presenti, e attualissimi.


Ma non contenta di questa deludente lettura, so che sarò smentita e che mi si dimostrerà che è un gran capolavoro, sono andata alla ricerca di altre creature ‘metafisiche’, all’interno di un romanzo di qualche anno fa di Neal Shusterman, scrittore americano già molto apprezzato: si tratta di Everlost, primo di una trilogia, dalla classificazione difficile, non fantasy, non fantascienza, non romanzo realistico, fondato com’è sulla descrizione di un mondo parallelo in cui sostano le anime che, dopo la morte, per motivi diversi non vanno subito dove devono andare. Nonostante il tema delle ‘anime disperse’ sia molto presente nella produzione americana, compresa quella televisiva, ho apprezzato molto che l’autore sorvolasse con eleganza sulla definitiva loro destinazione.
Everlost, dunque, è un non luogo per eccellenza, che accoglie, forse per l’eternità i bambini e i ragazzini che sono rimasti sospesi fra due mondi; è anche un luogo di paure, di mostri, veri o presunti, di zone morte, ovvero edifici, oggetti, luoghi che sono migrati dal modo reale a questo mondo sospeso; il gruppo più consistente delle anime bambine si riunisce proprio nel fantasma delle Torri Gemelle, la quintessenza della tragedia collettiva dell’America contemporanea. Devo dire che questo forse è il lato più interessante di un romanzo d’avventura raccontato con abilità da un autore sicuramente capace di tenere il lettore ancorato alla narrazione: mi è sembrato il tentativo di tener vivo il ricordo di un evento traumatico e nello stesso tempo di proporre lo scioglimento del nodo di dolore, dicendo, ci sono ancora, esiste un luogo della memoria che conserva il ricordo di quello che era, delle persone che sono morte così inutilmente.
Nello stesso modo ho trovato interessante la descrizione dei diversi modi di affrontare una condizione per nulla felice, di eterna sospensione fra due mondi: c’è chi si rassegna, c’è chi si ribella, chi diventa un mostro e chi riesce a risalire dal centro della terra con la forza della disperazione. Se si riesce a superare il momento di diffidenza nei confronti di ambientazioni molto in voga nella letteratura per teenager (angeli, più o meno caduti, streghe innamorate, per non parlare di vampiri e licantropi), ne viene fuori una storia che si legge con piacere, con i meccanismi oliati dell’avventura.

Eleonora

Nelle pieghe del tempo”, M. L’Engle, Giunti 2012
Everlost”, N. Shusterman, Piemme 2009

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