domenica 29 aprile 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IN MORTE DI UN PAPA' - (COME POSSO DIRTI?)

IL TRENO, Silvia Santirosi, Chiara Carrer
Logos, 2012

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

Come posso dirti
che le persone che amiamo
muoiono, ci lasciano e vanno via?
Come posso dirti
che l'amore e la gioia fanno parte della vita
come il dolore e la tristezza?
Che esiste il rosso, il verde e il giallo,
ma anche il nero?
Come posso dirti tutto questo, bambina mia?




Come posso dirti? Sono due giorni che ci penso, a come si può dire. Penso alla mia piccola amica dalla lunga treccia che a otto anni, l'altro ieri, ha perso il suo papà.
Nel libro Il treno una bambina, che un po' le rassomiglia perché anche lei ha perso un genitore, ogni notte sogna un treno che la lascia a terra. Lei corre tirandosi dietro la sua pesante valigia, il treno è fermo, pare la stia aspettando, ma lei lo ha davanti ma non riesce a salire e il treno parte senza di lei. Tutte le notti la stessa delusione. 

Davanti a una finestra con un cielo stellato, la bambina racconta il sogno al suo papà (a lei è mancata la mamma) e gli indica anche una stella. Se chiude un occhio quella stella le sembra così vicina, ma non riesce a prenderla. Di nuovo irraggiungibile, come il treno.
Al padre nel libro, alla carissima mia amica riccia, il duro compito di dire ad una bambina che le persone che amiamo ci lasciano, muoiono, vanno via.
Il papà del libro racconta la storia di un cieco che ha sognato il bianco e va cercando di capire come è il colore bianco chiedendolo al suo vicino di casa. Il bianco è il colore del latte, il bianco è il colore della farina, il bianco è il colore della neve. Allora, pensa il cieco, il bianco è fresco come il latte, delicato come la farina, freddo e soffice come la neve. No, risponde il vicino, fresco è il latte e soffice è la neve. Sta qui il problema. Come posso descrivere qualcosa che non ha forma? Come posso vedere ciò che è invisibile? Eppure il cieco, tornando a casa, sorride perché ora sa di aver sognato il bianco.
Forse è proprio qui un tentativo di spiegare ad un bambino (ma anche a un grande, perché no?) l'improvviso passaggio dal corporeo all'incorporeo di un genitore. E' una stella che ci pare così vicina, che vediamo, ma che non ci è dato di toccare. E' un affetto che continua a esistere ma che non è fatto più di quotidiane e tangibili verifiche. E' un maglione abbondante che porta ancora la sua forma, in sua assenza, pur essendo vuoto. Ma se lo indossi, tu ci entri dentro e sei tu a dargli volume con il tuo esserci.


In un libro di poco più di quaranta pagine, la consolazione arriva prima, di quanto arrivi nella vita vera, e così la bambina, quella stessa notte sogna qualcosa di diverso: su quel treno finalmente riesce a salire.
Temo che alla mia amica dalla lunga treccia occorrerà più tempo, ma spero tanto che anche lei riesca a trovare consolazione e un giorno scopra una sua stella, irraggiungibile ma vicina, trovi in un cassetto un maglione che le faccia ritrovare slabbrature care e conosciute, riporti odori perduti. E dentro quel maglione intrufolarsi per dare forma e corpo a chi forma e corpo non ha più. Ma c'è.




Carla

Noterella al margine. Ora, nel silenzio, lascio parlare le toccanti immagini di Chiara Carrer.


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