mercoledì 2 novembre 2011

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

CUANTA PASION!

Nel post dedicato a Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Carla sottolineava come il mondo di Salgari, la sua scrittura capace di rapire i bambini in un mondo altro, fosse reso perfettamente dal libro di Negrin, capace di rappresentare il continuo travaso fra realtà e finzione.
Bene, credo che qui Negrin abbia superato se stesso: il nuovo illustrato Frida e Diego. Una favola messicana non è solo uno straordinario omaggio ad un personaggio originalissimo dell’arte del ‘900, Frida Kahlo, è un’immersione totale nel suo mondo fantastico, nell’atmosfera magica del Messico, in cui è ambientata la storia. Devo premettere che sono molto partigiana nel guardare questo libro, perché ho amato alla follia Frida e con lei anche Tina Modotti, due figure travolgenti di donne, artiste e combattenti nel Messico della rivoluzione zapatista. Due donne a lungo ignorate, come spesso accade a chi fa della propria vita un manifesto di libertà.
La storia raccontata da Fabian si svolge nel Messico prerivoluzionario, con Frida 


e Diego (Diego Rivera, suo grande e travagliato amore) ancora bambini.
E’ la festa dei morti, che in Messico ha radici antichissime, è una vera festa in cui i morti tornano sulla terra e sono festeggiati dai vivi proprio nei cimiteri, con fiori, canti e offerte di dolci; le tombe diventano luoghi festosi dove accogliere questo momento in cui il mondo dei vivi e dei morti si incontrano. Frida scopre Diego con un’altra bambina (premonizione dei tradimenti futuri), si arrabbia e lo insegue; Diego cade in una buca e Frida si cala per salvarlo. Frida, insieme ad uno strano cagnolino senza peli, lo xoloitzcuintle, attraversa cunicoli e grotte fino a trovare Diego e a salvarlo: sono nel mondo dei morti e solo con l’aiuto dello strano cagnolino riusciranno ad uscirne.
Se questa è la storia, le tavole di Negrin ci dicono molto altro: ci parlano del Messico e della sua cultura meticcia, con i suoi colori, il sincretismo che unisce sacro e profano, divinità antiche e cristianesimo. Le tavole ci parlano di un gruppo di artisti straordinari, che nel Messico degli anni venti e poi nei decenni a seguire, misero insieme arte e rivoluzione, amori travolgenti e passione politica. Si vedono le incisioni di Josè Posada e i suoi calaveras (i meravigliosi scheletrini danzanti, festanti, surreali), così centrali nel día de los muertos; si vedono i murales di Diego Rivera; si vedono i quadri visionari della Kahlo, lei follemente innamorata del marito e della rivoluzione, punita dalla vita attraverso un incidente che la costrinse sulla sedia a rotelle. Lei, come Tina Modotti, fotografa geniale e sua amica, incredibili icone di un momento storico in cui tutto è stato possibile, in cui due donne straordinarie hanno potuto essere protagoniste senza rinunciare alla propria arte e alla propria passione; due donne realmente libere, all’alba di un secolo feroce.
Come nei libri di Salgari, sembra di essere lì. Chiudiamo il libro con un po’ di nostalgia. Per un attimo siamo state lì, sedute su una tomba ricoperta di fiori, a mangiare teschietti di zucchero, sognando la rivoluzione.
Grazie a Fabian Negrin per questo libro magico.



Eleonora

Chiamatemi Sandokan!. Un omaggio a Emilio Salgari”, Negrin F., Salani 2011
Frida e Diego. Una favola messicana”, Negrin F., Gallucci 2011.

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