lunedì 18 marzo 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

ROSSO


Preceduto da ‘Blu’, è in libreria da pochi mesi ‘Rosso’, scritto ed illustrato da Cristiana Valentini e pubblicato da Editoriale Scienza.
Il libro esprime un approccio multidisciplinare al tema della storia dei colori: c’è una spiegazione squisitamente tecnica, ma per niente noiosa, che racconta l’evoluzione dei pigmenti utilizzati per realizzare il colore, c’è la storia della simbologia legata al suo uso, c’è qualche accenno di storia dell’arte.
Il ‘rosso’, nella forma delle terre argillose, è il primo colore utilizzato nella preistoria e rappresenta una costante nello sviluppo delle civiltà: spesso simbolo di potere, o di fortuna e prosperità, è arrivato fino ai giorni nostri, acquisendo valore politico, simbolo delle rivoluzioni socialiste, o commerciale, trasformando il Babbo Natale dai molti colori nell’omone vestito di rosso, grazie a una pubblicità degli anni ‘30.
Oltre a un approccio storico, e antropologico, è molto interessante il racconto dell’evoluzione dei pigmenti utilizzati nella produzione delle diverse sfumature di rosso: dal cremisi, o scarlatto, prodotto dai Greci e dai Romani a partire dalla femmina di cocciniglia, al porpora, sempre di derivazione animale, usato dai fenici, al rosso carminio, derivato dalla lavorazione delle uova di cocciniglia, tipica del Messico, al cinabro, o vermiglione, pigmento di origine minerale usato da Cinesi, Greci e Romani. Fino ad arrivare alla rivoluzione della chimica, che nell’Ottocento ha consentito di produrre svariati pigmenti di sintesi.
Al ‘rosso’ sono state attribuite valenze diverse: simbolo di potere e di status, colore augurale in Oriente, è stato in realtà anche associato al male, all’inferno con le sue fiamme.
L’autrice utilizza una sequenza di doppie pagine che esauriscono ciascuna un argomento, collocando il testo, stampato a caratteri di diversa dimensione, all’interno della grande tavola che lo ospita. Nonostante la terminologia sia precisa e in parte specialistica, non si intravedono particolari difficoltà di lettura, tutto viene spiegato in modo chiaro e lineare. Lettrici e lettori più piccoli possono divertirsi nello scoprire usi e costumi delle diverse epoche storiche, i più grandi possono approfondire anche gli aspetti tecnici. Non guasta, in ciascuna tavola, la presenza di un discreto cerca-trova, che invita lettrici e lettori a guardare con attenzione le immagini.
Pensato per curiosi appassionati di storia e di arte, a partire dai dieci anni, il libro si presta, con una lettura guidata, a essere utilizzato anche dai bambine e bambini un po’ più piccoli.

Eleonora

“Rosso”, C. Valentini, Editoriale Scienza 2024



 

venerdì 15 marzo 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

NON DIMENTICARE POMMAUX 

La rana e lo specchio e altre storie, Yvan Pommaux (trad. Mario Sala Gallini) 
Babalibri 2023 


POESIA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Tutti i giorni per andare a scuola 
il timido leprotto con il cuore in gola 
va per il sentiero attraverso la boscaglia 
e ha tanta paura 
che ancora un po’ si squaglia. 
In mezzo alla foresta 
la solita ciurmaglia: 
una donnola, una puzzola e un furetto 
lo attendono al varco 
per fargli dispetto, 
per sfilargli la merenda 
dallo zainetto." 


Ma un giorno qualcosa cambia: sul suo cammino si presenta un lupo, anzi un lupacchiotto, che da poco si è trasferito nel quartiere. Robusto e gagliardo, ma gentile, si offre di accompagnarlo per tutta la strada fino a scuola. Il leprotto, rassicurato, pensa che sarebbe proprio bello averlo come amico ed è quel che accade. Camminano vicini e parlano di quei tre furfanti e il lupacchiotto lo convince a metter via la sua tremarella. 
I tre gaglioffi, vedendo arrivare la loro vittima da cotanto lupo accompagnata, fuggono a gambe levate. Al corvo, che dall'alto osserva, non resta che commentare e trovare la morale della favola: i tre bulli, gran vigliacchi, probabilmente nella loro vita vessati da altre ingiustizie ed angherie, conoscono solo quel modo da meschini per vedersi ripagati. Senza pensare neanche un po' che il loro fare altro non è che "esercizio di pura crudeltà". 
Accanto alla favola del leprotto spaventato, il corvo o chi per lui commenta le storie di Silvana la rana che si sente brutta, finché non incontra il rospo Marcello, quella dell'oca razzista che difende il suo prato, quella dell'assortita coppia di amici bulldog e bassotto. E ancora quella del topo geloso e del suricato appassionato nel proprio lavoro, della volpe che mente ma poi si pente, della talpa egoista e solipsista, di Gaia in cerca di un marito topo piùccheperfetto, di Raimondo un elefante volante che non si cura di cosa la gente pensi di lui. 


Il primo approdo in Italia di Pommaux è nel 2002 con i suoi gatti: Una notte, un gatto... e L'investigatore John Gattoni. Chi ha la fortuna di esserci in quel momento e di intercettarne la qualità altissima non se la dimentica più. L'anno successivo arrivano i due piccoli esploratori di Mostrilia e l'inarrivabile Quando non c'era la televisione, che vince anche dei premi. 
Lì si apprende che Pommaux, classe 1946 nutre una passione pura per il passato, vicino e lontano. Lì, in quel libro come sempre a metà tra l'albo e il fumetto, racconta un'epoca che, a guardarla oggi, pare mitica. 
I suoi libri circolano, ma forse non abbastanza, perché al di qua delle Alpi, Babalibri pubblica di nuovo due libri suoi solo dopo un bel po' di anni: Ulisse dalle mille astuzie e Siamo noi la storia
Ben fatto perché l'importante è non perderlo di vista. E John Gattoni dà il suo contributo alla causa.
La rana lo specchio e altre storie esce nel 2023 ma in Francia nel 2019 con un titolo meno bello, ma più dichiarativo: Fables d'aujourd'hui. Effettivamente di questo si tratta. 


Niente più fumetto (o quasi) per i dialoghi. Ma strofe in rima, alternate alle illustrazione. 
Dieci favole, ogni volta un animale differente come protagonista, ogni volta alle prese con un vizio o un pregio che perdura nella contemporaneità: dal bullismo all'ossessione di un geloso, dalla smania di possesso al sarcasmo, dalla serenità interiore alla passione per quello che si fa per gli altri. 
Tutto rigorosamente in rima, morale compresa. Una morale che è sempre molto ben ponderata, mai superficiale, mai scontata. Decisamente più attuale di quelle di La Fontaine. 
E forse anche questo sguardo rispecchia l'attitudine di Pommaux ad essere preciso e rigoroso. 
Tanto le brevi storie, due pagine ciascuna, tradotte con molta sapienza e altrettanta vivacità da Mario Sala Gallini, quanto le belle illustrazioni sono dei piccoli gioielli di precisione, appunto. 
Ed è proprio questa esattezza e la grazia nel raccontarla la sigla distintiva di tutta l'opera di Pommaux. La cura appassionata per ogni sguardo, per ogni particolare, ogni dettaglio fa sì che il lettore rimanga, così senza parere, semplicemente ammaliato e convinto.
 

Solo per citare qualche esempio: nel racconto L'anatra, l'oca e la gallina Pommaux arriva a disegnare la cuffietta della gallina con la forma di una cresta, i migratori/migranti che tanto mettono in subbuglio i pensieri xenofobi dell'oca sono magnifici corvi neri che indossano sul capo ciascuno la propria kefiah azzurra, come tuareg del deserto, che poi sciolgono nel momento di andare a dormire. Per non parlare degli abiti con i motivi geometrici tradizionali. 


E ancora la felpa del leprotto fifone o del suricato.
 

Attento e divertito nel comporre i contesti di ciascuna storia: dal deserto dei suricati all'arredo di design della casa dell'esigente topolina Gaia. 
Minuzioso fino allo stremo, dall'etichetta della bustina che si nota sulla teiera del corvo, fino ai motivi decorativi del maglione del bulldog 'idrante'. 


Tutto questo lo rende unico, e quindi indimenticabile. 

Carla

mercoledì 13 marzo 2024

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

STORIE D’ALTRI TEMPI


Ci sono storie non particolarmente eclatanti, in cui la Storia costituisce uno sfondo, spesso drammatico: sono storie che raccontano la vita reale di tante e di tanti che non hanno la postura eroica, vite di ragazzi e ragazze di cui spesso non si parla. Penso ai due romanzi che Chiara Carminati ha dedicato ai civili coinvolti nella Prima Guerra Mondiale e ai figli ‘bastardi', che sono stati una delle conseguenze.
Ora si aggiunge un nuovo romanzo, firmato da Vichi De Marchi, dal titolo ‘Chiamami Giulietta’, pubblicato da Feltrinelli. Siamo più o meno nelle stesse terre in cui Carminati ha ambientato i suoi romanzi, nella provincia di Belluno, dagli anni Trenta alla Seconda Guerra Mondiale. Il fulcro della storia qui raccontata è rappresentato da Maria, undicenne figlia di una povera famiglia di contadini, il cui orizzonte è racchiuso fra i lavori nei campi e la prospettiva di ‘andare a servizio’ in città.
Nelle grandi città, infatti, era richiesto il lavoro delle bambine ‘servette’, pagate pochissimo e con poche ambizioni. Maria accetta a malincuore di andare a lavorare a Roma, presso una famiglia benestante; al paese, infatti, lascia la sua amica del cuore Cristina e l’incipiente amore per un ragazzo di poco più grande, Gabriele, anche lui al lavoro negli alpeggi per un’altra famiglia.
La famiglia di Maria è povera, ci sono tanti figli da sfamare, la tenerezza è un lusso che non ci si può permettere.
Comincia così la sua vita a servizio, lontano da casa, presso una famiglia che l’accoglie con durezza. Non sono tanto le faccende domestiche, cui è abituata, quanto la grettezza e l’avarizia dei suoi datori di lavoro a renderle il lavoro pesante. Lavoro che dura tutto il giorno, con la sola domenica di riposo, passata spesso insieme a una compaesana. Da quella situazione così avvilente decide di fuggire, per tornare a casa.
Incombe però la guerra; un fratello parte sotto le armi, un altro emigra con la moglie in America. La povertà non concede tregua e Maria deve ripartire, per andare a servizio presso una famiglia milanese, che questa volta l’accoglie calorosamente. Viene poi richiamata a casa, servono braccia per lavorare e la ragazza porta con sé alcuni libri che la famiglia in cui lavorava le ha regalato. Anche la scuola è un lusso, Maria l’ha dovuta lasciare presto, suo malgrado.
Infine la disfatta, l’8 settembre e lì al Nord, la guerra partigiana. Senza esitazione, Maria e Cristina diventano staffette partigiane, vivendo quegli anni terribili di occupazione nazista.
E poi, la pace, quando si fanno i conti con i lutti, le tragedie, le distanze; e si comincia a pensare al futuro.
Il romanzo di De Marchi parte dalle ricerche fatte intorno alla vita di Lina Merlin, fra le poche donne della Assemblea Costituente e prima senatrice d’Italia. Anche lei aveva vissuto l’esperienza del lavoro domestico, condividendo la sorte di tante ragazzine povere che dal Veneto contadino andavano a lavorare nelle grandi città. Si tratta quindi di una storia con solide radici nella realtà del nostro Paese, una storia che racconta con grande sensibilità il mondo povero dell’Italia ante guerra, dove studiare era un lusso e far lavorare i figli e le figlie in età giovanissima una necessità.
Se, per fortuna, siamo lontani da quella povertà diffusa e tanto si è fatto per l’affermazione del diritto allo studio e alla salute, non siamo esenti da altri tipi di povertà, che si nascondono nei quartieri ghetto delle grandi città, o in alcune zone del Meridione, ad esempio. Povertà che fatichiamo a comprendere e decifrare fino in fondo.
Per capire il nostro presente e il passato recente sono indispensabili libri come questo, che raccontano con semplicità e rigorosa documentazione le radici nascoste di questo Paese.
Consiglio caldamente la lettura a tutti i ragazzi e le ragazze appassionati di storia e che vogliano capire meglio il mondo in cui vivono.

Eleonora

“Chiamami Giulietta”, V. De Marchi, Feltrinelli 2024





lunedì 11 marzo 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

I BAMBINI FANNO

I migranti
, Marcelo Simonetti, Maria Girón 
(trad. Francesco Citarella, Tiziana Masoch, Ilide Carmignani - FUSP) 
Kalandraka 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Nel momento stesso in cui la maestra Alicia ha detto che sarebbero arrivati due migranti, è suonata la campanella e siamo usciti di corsa dall'aula. 
Volevamo arrivare a casa il prima possibile. 
La nonna aveva preparato il risolatte e a noi piace un sacco. 
Potremmo mangiarlo tutti i giorni per tutta la vita. 
E facendo sempre il bis. 
Ma l'annuncio della maestra continuava a girarci in testa." 

Comincia così una sarabanda di ipotesi che i due fratelli mettono in gioco. Forse complice il risolatte, Pauli - la sorella golosa - pensa che migranti possa essere un dolce, ma il fratello replica che solo due non basterebbero mai per un'intera classe. Potrebbero essere degli animaletti, tipo dei ricci. Ma alla maestra Alicia non piacciono gli animali, quindi sarebbe piuttosto difficile supporre che i migranti siano ricci (!). La parola migranti potrebbe essere un gioco di parole? Insomma, quei due stanno brancolando nel buio. E poi davvero si fa buio e cominciano le supposizioni notturne e un po' spaventose riguardo alla grande questione: cosa si nasconde dietro la parola migranti? E se fossero spiriti maligni? Meglio lasciare una lucina accesa... 
La mattina successiva tutti i pensieri notturni si sono affastellati nella testa dei due fratelli, quindi il tragitto verso scuola è stato tetro e pensieroso. Silenzioso, anche con la mamma al volante che forse poteva essere l'ultima a chiarire loro le idee. 
Muti, tremanti e per mano varcano la soglia di scuola, convinti entrambi che se i migranti avessero voluto la guerra, guerra avrebbero avuto... 

Questo libro ha meritato una lunga meditazione.


Da una parte, una forte attrazione per i disegni di Maria Girón che mi pare sia una brava disegnatrice in generale, ma di infanzia in particolare. Con le sue matite ha sempre dato buona prova nel concepire il movimento dei corpi e in questo libro, non si risparmia gli scatti in velocità, le verticali di Pauli, la gare in bici, le risate, le facce spaventate, la pensosità notturna. 


Qui anche un bel gioco sottile tra copertina e quarta. Chi lo vuole capire, lo capisce... 
Dall'altra una grande domanda di fondo sulla questione che attraversa tutto il libro. Ma è davvero così come la mette Simonetti? La parola migranti è così oscura tra i ragazzini e le ragazzine? 
Fatto sta che in questo domandarsi si mette in moto il solito meccanismo che scatta di fronte a ogni interpretazione, che per forza di cose è quella di un'adulta. In sintesi, quanto riesce a fermarsi il pensiero adulto nel leggere un libro pensato per un pubblico diverso? Con questo non intendo scalfire in nessun modo la buona intenzione di Marcelo Simonetti, ma mi riferisco solo a un personalissimo dubbio che mi ha spinto ad andare a verificare sul campo - lo faccio oggi in una quinta con maestra compiacente - quanto effettivamente se pronuncio la parola migranti in una classe la lascio lì perplessa a cercare di indovinare di cosa si tratti. Ma forse la questione è solo un dettaglio, perché il merito di questo libro è altrove. 
Il libro, infatti, mette in campo anche un paio di riflessioni di altro tipo. 
La prima riguarda la naturale disposizione alla curiosità, all'avvicinamento e all'inclusione che hanno i bambini. Almeno i più piccoli. Almeno fino al momento in cui non viene insegnato loro che essere selettivi è la miglior cosa da fare. Prima di tutto, la paura! E poi la distanza.
I bambini, diceva un grande pediatra, sono creature economiche e pratiche. 
Credo intendesse dire che cercano di fare sempre la via più corta e più diretta per arrivare al punto. E di ogni cosa sanno cogliere subito l'aspetto concreto e fattuale. 


In questo caso, la cosa che mi pare bella del testo I migranti è proprio questo sguardo. Si polverizza all'istante tutto quel pensare, immaginare, elucubrare nel momento che le fantasie smettono di essere tali e prendono corpo e trovano voce. Nonostante l'immaginare sia una pratica necessaria all'umanità intera - guai a non farlo dal primo all'ultimo respiro - tuttavia succede che quando un bambino si trova di fronte a fatti concreti, quello stesso bambino agisce, perché li può toccare. Non spegne l'immaginazione, ma smette di interrogarsi e preoccuparsi, almeno per un po'. 
E guarda, tocca e fa. 
La seconda riguarda il mondo degli adulti, che sono in larga misura assenti, dall'intera storia: a parte la nonna del risolatte e la madre che li accompagna a scuola: sono entrambe puramente strumentali. Ma ci sono anche altri adulti che si fanno notare, diciamo così, in trasparenza, ovvero appartengono a loro certe frasi del testo e sono quelli che non hanno mandato i propri figli a scuola per l'arrivo dei migranti. Lo stigma nei loro confronti da parte di Simonetti è chiaro. E credo che sia lì, in tutta la sua anche ostentata evidenza a collocare in posizione scomoda gli adulti e contemporaneamente a mettere un po' in allarme tutti quei bambini che invece nell'incontro conoscono e mettono via il pregiudizio, e soprattutto la paura.


E guardano toccano e fanno. 

Carla

venerdì 8 marzo 2024

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DISTOPIA O REALTÀ


Immaginiamo un mondo in cui si siano superati i Tempi Difficili e in cui la parità dei sessi sia diventata realtà, in cui tutte le ragazze abbiano piena libertà di scegliere il proprio futuro. Certo, parliamo di un mondo in cui, proprio per quelle ragioni, è opportuno seguire le indicazioni della Dottrina.
Ecco, è esattamente qui che si nasconde l’inganno, all’interno del quale si muovono le due protagoniste, Belle e Joni, del romanzo ‘Saresti così bella’, di Holly Bourne, pubblicato da Camelozampa: i due personaggi si alternano nel raccontare al lettore e alla lettrice la loro vita in una ipotetica cittadina di provincia.
La prima ragazza è bella di nome e di fatto e vive nel culto della propria bellezza, che viene valutata, misurata secondo i canoni indiscutibili della Dottrina: una bella ragazza deve essere magra, dai lineamenti perfetti, vestita all’ultima moda. In particolare, deve indossare la Maschera, quell’insieme di applicazioni che modificano i tratti del viso, ne cancellano i difetti. Belle è probabilmente la più bella della scuola e sarà una gara finale a stabilirlo; per conservare il suo primato deve spendere moltissimo per i vari prodotti di bellezza, deve rispettare una dieta rigidissima e controllare ogni giorno che il proprio Look sia adeguato. Sua madre è stata a suo tempo una Bellissima ed è disposta a tutto pur di mantenere la sua avvenenza; non farlo significherebbe diventare un’Invisibile, una persona senza valore.
A decidere il valore di ogni ragazza, di ogni donna, sono ovviamente gli uomini, ben consapevoli di aver creato un sistema in cui ogni aspetto della vita femminile è sotto il loro controllo: il trucco sta far credere alle donne che tutto questo sia il frutto di una loro libera scelta.
Non sfugge alla Dottrina ovviamente nemmeno il sesso, improntato all’uso della peggiore pornografia.
C’è qualcuna o qualcuno che riesce a sottrarsi alla dittatura della Dottrina? Sono le cosiddette Discutibili, donne e giovani che hanno deciso di non sottostare a queste regole sessiste. A questo gruppo appartiene Joni, coetanea di Belle e sua rivale per una borsa di studio che loro, segretamente, sognano possa essere la via per fuggire dalla loro città di provincia.
Belle e Joni sono due poli apparentemente contrapposti, una del tutto assoggettata all’ideologia maschilista, l’altra militante attiva, insieme alla madre, di una sorta di proto-femminismo.
Joni si è convinta di poter aprire gli occhi alla compagna di scuola e questa determinazione la spinge a frequentarla nonostante le reciproche diffidenze. Inizia così un processo di trasformazione che coinvolge entrambe le ragazze, con esiti che stravolgeranno le loro esistenze.
L’autrice, Holly Bourne, nella postfazione dichiara che il mondo che lei descrive non appartiene al mondo della distopia, ma a quello della realtà. Le sue sono pagine ‘militanti’, che mirano a spiazzare le lettrici, e i lettori, mettendo davanti ai loro occhi tutto il ciarpame che, soprattutto nei social, condiziona la vita di tanti e tante adolescenti: una schiavitù culturale, espressione estrema del patriarcato.
Si tratta di un’estremizzazione, che vede soprattutto la punta dell’iceberg e non la più sottile e meno eclatante complicità con i modelli dominanti che si annida nella cosiddetta ‘normalità’. La realtà ha la cattiva abitudine di essere complessa e anche la ricerca di modelli sociali alternativi segue percorsi fra loro diversi.
Ho trovato convincente ed efficace tutta la prima parte, più descrittiva, di questo romanzo: riesce a trasmettere l’orrore del conformismo e la brutale violenza nascosta dietro l’apparente consenso, mentre le molte pagine dedicate ai dialoghi delle due protagoniste sono spesso appesantite dalla necessità di esporre dei punti di vista ‘politici’.
Gli argomenti trattati e alcune tematiche, come la violenza sessuale e la pornografia, richiedono lettrici e lettori maturi a partire dai quattordici anni.
Consiglio la lettura in particolare a tutte le ragazze, e i ragazzi, che abbiano a cuore la propria libertà, che sappiano interpretare i messaggi che provengono dai social, che abbiano voglia di percorrere sentieri non ancora tracciati.

Eleonora

“Saresti così bella”, H.Bourne, Camelozampa 2024



mercoledì 6 marzo 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CONTRATTO SOCIALE 
 

Alfred e la gogna, Jesper Wung-Sung (trad. Eva Valvo) 
Uovonero 2024 

NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni) 

"Alla sera, sgombrate le bancarelle e tornati tutti alla proprie dimore, in piazza rimanevano soltanto lui, Alfred, e un gran numero di ratti e topi. Le bestiole pelose schizzavano a destra e a manca in cerca di cibo e, con tutti i frutto e ortaggi marci che venivano lanciati ad Alfred, trovavano sempre un bel mucchietto di avanzi ai suoi piedi. 
Di tanto in tanto un ratto o un topo gli mordeva il ditone, ma non ci riprovava più, perché lui gli mollava un calcio che lo faceva volare fin sopra i tetti." 

Alfred, da che tutti si ricordino, è sempre stato in quella piazza con mani e collo imprigionati in una gogna. La ragione precisa perché lui si trovi lì, alla berlina, zimbello di tutti, sembra risalire alla prima volta che dileggiò senza pietà il re in occasione dell'incoronazione. Ma anche questa circostanza si perde nella notte dei tempi. Apparentemente Alfred si accende di rabbia così, come uno zolfanello, e poi prende a male parole i sovrani, uno dopo l'altro, incoronazione dopo incoronazione. E la cosa strana è che il tempo non sembra essere passato per lui. Le generazioni di sovrani si sono succedute, tutti a turno hanno inflitto ad Alfred altri anni di gogna per le sue male parole, ma lui sembra non patirne e men che meno invecchiarci in quei ceppi. 
Le sue giornate sono un po' tutte uguali: male parole per chi gli passa accanto, lancio di ortaggi marci da parte della popolazione che se ne fa gioco, pur temendolo un po', quattro chiacchiere con il ratto di turno - se ne sono susseguiti 515 stando ai conti dello stesso Alfred che li ha battezzati uno per uno. Qualche acrobazia con il cibo che atterra ai suoi piedi e una sostanziale "atarassia" nei confronti delle intemperie. Mani e piedi luridi, pelle cotta dal sole e dal freddo, capelli lunghi e lerci, ma sotto due grandi occhi verdi e un viso da ragazzo. 
Questa routine che fa di Alfred un "monumento alla rabbia feroce e indomabile" a un certo punto si inceppa per l'arrivo di una ragazza, Rebekka, e del nuovo giovane re. 
Il loro sguardo su Alfred è del tutto nuovo. E questa è la storia di come un re possa anche essere un buon sovrano, di come una contadina possa essere anche una buona compagna, e un matto possa essere anche un brav'uomo... 

Sono varie le cose che stupiscono in questa storia che arriva dalla Danimarca. E che quindi la rendono interessante. 
La prima è la circostanza di partenza. Un contesto decisamente insolito, un'epoca passata non definita con precisione, che potrebbe oscillare tra il Medioevo, in cui la gogna era in grande voga (prima citazione nel Salterio di Utrecht nel IX secolo), fino all'Ottocento, quando venne in larga parte abolita. E uno spazio, per converso, limitatissimo. Tutto il racconto ruota intorno a un metro quadro di spazio, che è l'area di azione o non azione di Alfred. E degli altri che ronzano là attorno. 
La seconda cosa originale è Alfred stesso. Molto esplicito il suo pervicace risentimento verso il mondo tutto e in particolare i governanti, risentimento che, a ben vedere, spesso e volentieri, ha la capacità di sfuggirgli di bocca. Quasi fosse suo malgrado. E qui impariamo a prendere atto che la personalità di Alfred, apparentemente il matto del villaggio (le sue mani lo sono ancora più di lui), ossia uno sciocco che non sa tenere mai la lingua a freno, in realtà è piuttosto complessa, piena di ombre e lati oscuri, di fragilità e delicatezze inaspettate. Alfred è magnifico e grottesco. Dolcissimo e implacabile. Fragile e resistente.
Decisamente interessante. 
La terza cosa degna di attenzione è ancora Alfred, nel suo essere abitante del tempo e, per assurdo, dello spazio. Attraversa le stagioni da non si sa quanto, senza che queste abbiano effetto su di lui e anche con lo spazio ha un rapporto davvero originale. Un po' come se entrambi non fossero importanti, non lasciassero segni durevoli. 
O almeno non lo sono fino a un punto esatto della narrazione, ovvero quando il suo essere 'immobile' non gli basta più perché qualcuno gli sta 'muovendo' i pensieri verso il passato e soprattutto verso il futuro e lo sta anche portando qui e là, nella bottega del cappellaio oppure sul fiume, oppure, oppure... con l'unico mezzo a lui concesso: l'immaginazione. 
Ma l'atto di pensare al futuro non è forse uno dei segni più evidenti dell'essere diventati grandi? Finisce anche per Alfred l'età del qui e ora.
La quarta cosa interessante è la sua rabbia e il suo rapporto con essa. Qui si entra in una dimensione speculativa, se si vuole andare al di là dal divertimento del suo modo di esprimersi quando è arrabbiato, ossia quasi sempre. Quali siano le debolezze e le incrinature che essa crea nei pensieri delle persone. Quali le conseguenze, quale la difficoltà di organizzarne l'energia verso altri obiettivi. 
La quinta cosa interessante richiede di nuovo uno scatto ulteriore da parte del lettore. Ed è il racconto di come avvenga l'incontro tra persone. E di cosa possa - o debba succedere - dopo. E di che senso ed esito esso abbia. Amore? Rispetto? Comprensione? Di sicuro, cambiamento. Cosette così.
Questa è forse la parte più filosofica che emerge in tutta la sua grandezza e importanza. La cosa che più di tutte ci accompagna nella lettura, senza mai essere esplicita. Seguiamo i monologhi che poi si fanno dialoghi tra il giovane re - ex Piccolo Principe? - e Alfred, oppure tra Rebekka e Alfred, i piccoli 'teatrini' e scenari che lei imbastisce per lui, e tutto scorre tra i fili della trama e poco più. 
Solo a libro chiuso, ci ritroviamo nelle mani un ricamo magnifico che ci interroga su cosa voglia dire nel profondo essere creature sociali. 
Gran libro. 

Carla

lunedì 4 marzo 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

VERDE



"Dobbiamo sempre ricordare che il verde è il colore più importante del mondo"; così Nicola Davies chiude il nuovo libro di divulgazione firmato insieme all’illustratrice Emily Sutton. Il testo di questa nuova fatica è "Verde. Il mondo segreto delle piante", pubblicato da Editoriale Scienza.
Da quanto detto si evince come il tema affrontato dalla celebre coppia di autrici votate alla divulgazione, e non solo, tratti dell’argomento che riscuote maggiore interesse in questi ultimi anni, il mondo vegetale.
Con un linguaggio molto semplice, adatto a lettrici e lettori anche alle prime armi, vengono affrontati i temi principali della botanica, dalla funzione clorofilliana, all’evoluzione delle piante per finire con i problemi ecologici del mondo contemporaneo.
Il mondo vegetale, all’apparenza così statico, viene visto nella sua complessità e, in particolare, mi sono sembrati rilevanti alcuni aspetti.
In primo luogo la forza con cui viene evidenziata l’interconnessione fra mondo vegetale e animale, soprattutto per quanto riguarda il ciclo dell’ossigeno e dell’anidride carbonica, sottolineandone il delicato equilibrio. In secondo luogo, mi è sembrata chiara e incisiva la spiegazione di come e in quale misura l’utilizzo di fonti combustibili fossili alteri in modo pesante questo equilibrio. Infine, mi è sembrato utile e originale l’aver inserito il mondo marino nella descrizione dei vegetali.
Ne deriva un’immagine della complessità della realtà naturale e dell’impatto umano sugli ecosistemi terrestri, che rimanda alla necessità di un cambiamento radicale di indirizzo.
Se questi temi appaiono complessi, e lo sono!, la capacità di sintesi della Davies le consente di affrontarli con semplicità e precisione. Dire cose difficili con frasi brevi e chiare, senza mai cedere alla semplificazione, è una capacità rara che l’autrice britannica ha dimostrato spesso di avere.
D’altra parte le illustrazioni della Sutton, rigorosamente rispettose del testo, chiariscono intuitivamente la complessità del reale, aiutando i più piccoli a comprendere visivamente quello che magari non è di immediata comprensione nel testo.
L’equilibri fra testo e immagine è un punto di forza di questo libro, che consiglio caldamente a giovani naturaliste/i in erba, a partire dai sei anni.

Eleonora

“Verde. Il mondo segreto delle piante”, N. Davies e E. Sutton, Editoriale Scienza 2024


venerdì 1 marzo 2024

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

DARE CORPO AL CORPO 


Heena Baek è entrata, direi con una certa eco, anche nell'orizzonte della letteratura illustrata italiana. Non c'è che da esserne contenti. Per varie ragioni. 
In primo luogo perché è tanto tanto brava nel creare ciò che crea, in secondo luogo perché ha delle buone idee per le sue piccole e magnifiche storie, poi perché ha un modo di concepire l'illustrazione parecchio originale e non convenzionale e, ancora, perché racconta un mondo abbastanza inconsueto per il panorama cui siamo abituati. E lo fa senza veli. 
Tutte ragioni, queste, che le vengono riconosciute a livello internazionale, visto che vince nel 2020 l'Astrid Lindgren Memorial Award. 
Andiamo con ordine. 
Tanto tanto brava nel creare quello che crea. 


La composizione delle sue illustrazioni passa attraverso la realizzazione di scenari in miniatura entro cui agiscono i suoi personaggi che sono realizzati a mano come modellini plastici e tridimensionali. Ogni tavola è rappresentata dalla fotografia di tutto ciò. 
La tecnica, vicina alla stopmotion, è ancora poco diffusa nell'ambito della letteratura illustrata per bambini, ma non la si può dire una assoluta novità, ma certamente ha un suo appeal molto forte. 
(Io sono cresciuta sui libri di Topo Gigio, pupazzino fatto a mano e poi fotografato nei vari scenari. In televisione veniva animato con un telo nero di fondo per oscurare le mani di chi lo stava manovrando... Era l'alba.) 
Spesso Heena Baek viene ritratta davanti al suo tavolo da lavoro dove compaiono dozzine di personaggi dei suoi libri: cani, bambini, uomini, donne, giovani o vecchi, magri o ciccioni, vestiti o nudi. 
Ciascuno di loro è lo specchio dello stato d'animo che lo attraversa in quel preciso momento. 


Un cane che aspetta dietro una porta, oppure che si spulcia, una bambina che tiene il fiato e sta con gli occhi chiusi sul fondo di una piscina. Un'anziana nonna che prima di uscire si mette il rossetto allo specchio o una donna in là con gli anni che, nuda, galleggia nell'acqua oppure succhia dalla cannuccia uno yogurt con lo sguardo in estasi e le labbra a 'culo di gallina', quello che in gergo si chiama una duck face.
 

Un uomo con la barba incolta, una donna con il cestino per i lavaggi pieno di spazzole e saponi, una bambina con il bambolotto in mano, oppure con il moccio verde che le cola dal naso. 
Questo è per dire che, oltre a essere brava con le mani nel creare scenari, ma soprattutto personaggi, Heena Baek è un portento nel ritrarre il vero. Ma ci torniamo. 
Passiamo alle buone idee. La migliore, perché forse è anche la più complessa delle tre pubblicate in Italia, è quella che sta alla base di Le caramelle magiche. Tuttavia anche in Io sono un cane (sorta di prequel, visti i personaggi) dimostra di saper raccontare con onestà il pensiero di un cane, i suoi opportunismi, le ossessioni, i suoi slanci di gioia e soprattutto la sua assoluta 'fratellanza', empatia profonda, amore incondizionato nei confronti dell'altro piccolo di casa (i risguardi del libro parlano chiaro). 
L'idea in sé, ossia di un cane che scelga come amico per la pelle il bambino e i grandi li 'usi' per le sue esigenze non è di nuovo un'assoluta novità. Il colpo di genio però sta nel ritmo sincopato (che una nonna fatica a reggere), che lei ha saputo cogliere in un cane di quel genere: qualcosa di molto simile a un Jack Russell iperattivo, come tutti i Jack Russell che mi è capitato di incrociare.
 

Ma la sua bravura sta anche nella capacità di muoversi su piani diversi, passando dal racconto di una routine quotidiana a quello di una fantasmagoria, una magia improvvisa del tutto inaspettata e stupefacente. Come se nulla fosse. 
Sicura del fatto che un bambino lettore della coesistenza di questi due piani in apparenza tanto distanti non si preoccuperebbe affatto, anzi. A parte il caso più evidente di Le caramelle magiche in cui la magia è il Leitmotiv che porta quel bambino lontano dalle sue solitudini, essa compare anche in La fata dell'acqua, dove la quotidianità di una mamma e una figlia alle vecchie terme della città per la loro igiene personale si trasforma in un vero incontro magico con una vecchia fata, brizzolata. 
Quale bambino non ci crederebbe all'istante, o quanto meno lo considererebbe plausibile? E solo in cambio di uno yogurt... 
La terza sua grande qualità attiene al medium scelto che le permette di esprimere in tre dimensioni quello che di norma siamo abituati a vedere sulla pagina in una perenne illusione ottica. 
Dare corpo al corpo è la sua carta vincente. 
Ciò la rende diversa da un panorama tutto sommato piuttosto uniforme in tale prospettiva. Neanche il miglior libro fotografico può valersi di un quid tale. 


I suoi modelli le permettono di giocare con gli effetti luminosi, con le ombre, con i fuori fuoco e le inquadrature di cui è assoluta sovrana. Ma anche e soprattutto le offrono l'opportunità di dare forma alle emozioni, agli stati d'animo, in un modo così immediato e autentico che è impossibile non esserne entusiasti. 
In altre parole Heena Baek riesce a restituire, seppure con quella sua vena ironica inconfondibile, un tipo di espressività che è prossimo alla nostra percezione del reale. 
Molti autori, tra i grandissimi penso a Shaun Tan o ancora a David Wiesner o Chris Van Allsburg, si sono mossi in questa direzione; ossia, per realizzare le loro migliori tavole, hanno costruito modellini per aiutarsi con le proporzioni, con le luci per raggiungere l'armonia compositiva. Ma tutti e tre hanno poi 'tradotto' tutta questa sperimentazione tridimensionale in un linguaggio che di dimensioni ne ha pur sempre solo due, seppure di altissimo livello, si intende. 
Ultima ma non ultima sua dote è quella di non essersi mai troppo curata del mainstream occidentale. Racconta con molta disinvoltura storie che hanno come scenario il mondo, le abitudini e la cultura orientali. Solo per fare un esempio: andare settimanalmente ai bagni pubblici per darsi una bella lavata profonda, così come fanno mamma e figlia, nella Fata dell'acqua. O ancora nell'uso dei nomi propri dei suoi personaggi, da Dong-Dong in poi. Ma così come non recede di fronte a queste scelte insolite, altrettanto fa di fronte alla rappresentazione dei suoi magnifici personaggi -  in canottiera, in ciabatte - e dei loro corpi: spesso anche nudi, talvolta cadenti, spesso sformati, pieni di rughe o di altri segni del tempo. 


Sempre mette in scena situazioni molto veraci come per esempio un cane e un bambino che si sbafano un intero pacchetto di patatine e poi stramazzano addormentati e satolli, o un padre in pigiama che lava i piatti in cucina, o una madre in gonna e reggiseno nello spogliatoio delle terme. 
Insomma, sempre ma proprio sempre è la vita vera che va in scena. 
E questo sembra essere una sorta di suo imperativo categorico. 
D'altronde, non è nella vita vera che noi viviamo? 

Carla

Heena Baek, Le caramelle magiche (trad. Dalila Immacolata Bruno), Terre di Mezzo 2022
Heena Baek, Io sono un cane (trad. Dalila Immacolata Bruno), Terre di Mezzo 2023
Heena Baek, La fata dell'acqua (trad. Dalila Immacolata Bruno), Terre di Mezzo 2024

mercoledì 28 febbraio 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

ISOLE!


‘Un mondo di isole’, scritto da Serenella Quarello e illustrato da Camilla Tasin Bertoldi e pubblicato da Editoriale Scienza, è un vasto, approfondito, affascinante repertorio di quelle entità geografiche che chiamiamo, appunto, isole.
I punti di vista con cui guardare a queste realtà grandi e piccole sono diversi: squisitamente geografico, geologico, biologico, storico, letterario.
È piuttosto difficile mettere insieme isole come la Groenlandia con isole molto più piccole, poco più di un insieme di scogli, ma Serenella Quarello riesce nell’intento di proporre un filo conduttore comune che non ha la pretesa della sistematicità, ma risponde alla curiosità del lettore, affrontando di capitolo in capitolo punti di vista differenti.
Un aspetto sicuramente interessante, e importante dal punto di vista della storia della scienza, è quello biologico ed ecologico: le isole rappresentano infatti ecosistemi relativamente chiusi, in cui le specie possono evolvere e differenziarsi anche in aree geografiche ristrette; oltre alle celeberrime Galapagos, che tanto hanno ispirato le ricerche di Charles Darwin, va ricordato, ad esempio, il Madagascar con i suoi lemuri.
Un altro aspetto interessante, e a lungo misterioso, è legato al ciclo vitale delle anguille, che, nella fase riproduttiva migrano verso le isole galleggianti costituite da alghe nel Mar dei Sargassi. Per molto tempo questo viaggio incredibile che porta dei pesci di acqua dolce a traversare l’oceano Atlantico è rimasto sconosciuto, tanto che nell’antichità si credeva che le anguille si generassero spontaneamente dal fango.
Ma non è certo meno interessante l’aspetto storico, che lega alcune isole alle vicende di pirati e corsari, con tanto di mappe, per lo più sbagliate, e tesori nascosti. Ci sono poi isole misteriose, che appaiono e scompaiono nella nebbia, oppure che si spostano; isole leggendarie e isole letterarie, come Indian Island, in cui è ambientato ‘10 piccoli indiani’, oppure Lincoln Island, dove si svolge l’azione de ‘L’isola misteriosa’. All’elenco breve, ma molto divertente, redatto dall’autrice, avrei aggiunto ‘Alla fine del mondo’, scritto dalla McCaughrean e ambientato nell’ostile arcipelago di Saint Kilda, in Scozia.
Ci sono anche molti riferimenti all’attualità, dall’incombere dell’innalzamento del livello dei mari dovuto al riscaldamento globale, con l’inevitabile tragico impatto sulle popolazioni più esposte, come gli abitanti dell’arcipelago di Tuvalu; oppure il proliferare di isole di plastica, costituite dalle tonnellate di rifiuti non degradabili che stanno soffocando il mare.
C’è molto su cui riflettere, ma anche moltissime curiosità, notizie che possono allargare gli orizzonti di lettrici e lettori curiosi. L’impaginazione vivace, le illustrazioni realistiche, ma suggestive, rendono la lettura stimolante, divertente, densa di spunti che chi vuole può approfondire.
Alla fine del libro il necessario glossario e la mappa delle isole.
Consiglio caldamente la lettura, a partire dagli otto anni, a tutti quelli che si immaginano esploratori, a chi ama la natura e la geografia, a chi sogna di vivere le avventure di Robinson Crusoe. Buona lettura!

Eleonora

“Un mondo di isole”, S. Quarello, C. Tasin Bertoldi, Editoriale Scienza 2024